Il Proto
Vangelo di
Giacomo
[1.1] Secondo le
storie delle
dodici tribù di
Israele c'era un
certo
Gioacchino, uomo
estremamente
ricco. Le sue
offerte le
faceva doppie,
dicendo: "Quanto
per me è
superfluo, sarà
per tutto il
popolo, e quanto
è dovuto per la
remissione dei
miei peccati,
sarà per il
Signore, quale
espiazione in
mio favore".
[1.2] Giunse il
gran giorno del
Signore e i
figli di Israele
offrivano le
loro offerte.
Davanti a lui si
presentò Ruben,
affermando: "Non
tocca a te
offrire per
primo le tue
offerte, poiché
in Israele non
hai avuto alcuna
discendenza".
[1.3] Gioacchino
ne restò
fortemente
rattristato e
andò ai registri
delle dodici
tribù del
popolo, dicendo:
"Voglio
consultare i
registri delle
dodici tribù di
Israele per
vedere se sono
io solo che non
ho avuto
posterità in
Israele". Cercò,
e trovò che, in
Israele, tutti i
giusti avevano
avuto posterità.
Si ricordò
allora del
patriarca Abramo
al quale,
nell'ultimo suo
giorno, Dio
aveva dato un
figlio, Isacco.
[1.4] Gioacchino
ne restò assai
rattristato e
non si fece più
vedere da sua
moglie. Si
ritirò nel
deserto, vi
piantò la tenda
e digiunò
quaranta giorni
e quaranta
notti, dicendo
tra s‚: "Non
scenderò n‚ per
cibo, n‚ per
bevanda, fino a
quando il
Signore non mi
abbia visitato:
la mia preghiera
sarà per me cibo
e bevanda".
[2.1] Ma sua
moglie innalzava
due lamentazioni
e si sfogava in
due pianti,
dicendo:
"Piangerò la mia
vedovanza e
piangerò la mia
sterilità".
[2.2] Venne il
gran giorno del
Signore, e
Giuditta, sua
serva le disse:
"Fino a quando
avvilisci tu
l'anima tua;
Ecco, è giunto
il gran giorno
del Signore e
non ti è lecito
essere in
cordoglio.
Prendi invece
questa fascia
per il capo che
mi ha dato la
signora del
lavoro: a me non
è lecito
cingerla perché
io sono serva e
perché ha
un'impronta
regale".
[2.3] Ma Anna
rispose:
"Allontanati da
me. Io non
faccio queste
cose. Dio mi ha
umiliata molto.
Forse è un
tristo che te
l'ha data, e tu
sei venuta a
farmi
partecipare al
tuo peccato".
Replicò
Giuditta: "Quale
imprecazione
potrò mai
mandarti
affinché il
Signore che ha
chiuso il tuo
ventre, non ti
dia frutto in
Israele?". Anna
si afflisse
molto.
[2.4] Si spogliò
delle sue vesti
di lutto, si
lavò il capo,
indossò le sue
vesti di sposa e
verso l'ora nona
scese a
passeggiare in
giardino.
Vedendo un
alloro, si
sedette ai suoi
piedi e supplicò
il Padrone,
dicendo: "O Dio
dei nostri
padri,
benedicimi e
ascolta la mia
preghiera, come
hai benedetto il
ventre di Sara,
dandole un
figlio, Isacco".
[3.1] Guardando
fisso verso il
cielo, vide,
nell'alloro, un
nido di passeri,
e compose in se
stessa una
lamentazione,
dicendo: "Ahimé!
chi mi ha
generato? qual
ventre mi ha
partorito? Sono
infatti
diventata una
maledizione
davanti ai figli
di Israele, sono
stata insultata
e mi hanno
scacciata con
scherno dal
tempio del
Signore.
[3.2] Ahimé! a
chi somiglio io
mai? Non
somiglio agli
uccelli del
cielo, poiché
anche gli
uccelli del
cielo sono
fecondi dinanzi
a te, Signore.
Ahimé! a chi
somiglio io mai?
Non somiglio
alle bestie
della terra,
poiché anche le
bestie della
terra sono
feconde dinanzi
a te, Signore.
Ahimé! a chi
somiglio io mai?
[3.3] Non
somiglio a
queste acque,
poiché anche
queste acque
sono feconde
dinanzi a te, o
Signore. Ahimé!
a chi somiglio
io mai? Non
somiglio certo a
questa terra,
poiché anche
questa terra
porta i suoi
frutti secondo
le stagioni e ti
benedice, o
Signore".
[4.1] Ecco, un
angelo del
Signore le
apparve,
dicendole:
"Anna, Anna! Il
Signore ha
esaudito la tua
preghiera; tu
concepirai e
partorirai. Si
parlerà in tutta
la terra della
tua
discendenza".
Anna rispose:
"(Com'è vero
che) il Signore,
mio Dio, vive,
se io partorirò,
si tratti di
maschio o di
femmina,
l'offrirò in
voto al Signore
mio Dio, e lo
servirà per
tutti i giorni
della sua vita".
[4.2] Ed ecco
che vennero due
angeli per
dirle: "Tuo
marito
Gioacchino sta
tornando con i
suoi armenti".
Un angelo del
Signore era
infatti disceso
da lui per
dirgli:
"Gioacchino,
Gioacchino! Il
Signore ha
esaudito la tua
insistente
preghiera.
Scendi di qui.
Ecco, infatti,
che Anna, tua
moglie,
concepirà nel
suo ventre".
[4.3] Gioacchino
scese, e mandò a
chiamare i suoi
pastori,
dicendo:
"Portatemi qui
dieci agnelli
senza macchia e
senza difetto:
saranno per il
Signore, mio
Dio. Portatemi
anche dodici
vitelli teneri:
saranno per i
sacerdoti e per
il consiglio
degli anziani; e
anche cento
capretti per
tutto il
popolo".
[4.4] Ed ecco
che Gioacchino
giunse con i
suoi armenti.
Anna se ne stava
sulla porta, e
vedendo venire
Gioacchino, gli
corse incontro e
gli si appese al
collo,
esclamando: "Ora
so che il
Signore Iddio mi
ha benedetta
molto. Ecco,
infatti, la
vedova non più
vedova, e la
sterile
concepirà nel
ventre". Il
primo giorno
Gioacchino si
riposò in casa
sua.
[5.1] Il giorno
seguente
presentò le sue
offerte, dicendo
tra s‚: "Se il
Signore Iddio mi
è propizio, me
lo indicherà la
lamina del
sacerdote". Nel
presentare le
sue offerte,
Gioacchino
guardò la lamina
del sacerdote.
Quando questi
salì sull'altare
del Signore,
Gioacchino non
scorse in s‚
peccato alcuno,
ed esclamò: "Ora
so che il
Signore mi è
propizio e mi ha
rimesso tutti i
peccati". Scese
dunque dal
tempio del
Signore
giustificato, e
tornò a casa
sua.
[5.2] Si
compirono
intanto i mesi
di lei. Nel nono
mese Anna
partorì e
domandò alla
levatrice: "Che
cosa ho
partorito?".
Questa rispose:
"Una bambina".
"In questo
giorno", disse
Anna, "è stata
magnificata
l'anima mia", e
pose la bambina
a giacere.
Quando furono
compiuti i
giorni, Anna si
purificò, diede
poi la poppa
alla bambina e
le impose il
nome Maria.
[6.1] La bambina
si fortificava
di giorno in
giorno e, quando
raggiunse l'età
di sei mesi, sua
madre la pose
per terra per
provare se stava
diritta. Ed
essa, fatti
sette passi,
tornò in grembo
a lei che la
riprese,
dicendo: "(Com'è
vero che) vive
il Signore mio
Dio, non
camminerai su
questa terra
fino a quando
non ti condurrò
nel tempio del
Signore". Così,
nella camera sua
fece un
santuario e
attraverso le
sue mani non
lasciava passare
nulla di profano
e di impuro. A
trastullarla
chiamò le figlie
senza macchia
degli Ebrei.
[6.2] Quando la
bambina compì
l'anno,
Gioacchino fece
un gran convito:
invitò i
sacerdoti, gli
scribi, il
consiglio degli
anziani e tutto
il popolo di
Israele.
Gioacchino
presentò allora
la bambina ai
sacerdoti, i
quali la
benedissero,
dicendo: "O Dio
dei nostri
padri, benedici
questa bambina e
dà a lei un nome
rinomato in
eterno in tutte
le generazioni".
E tutto il
popolo esclamò:
"Così sia, così
sia! Amen". La
presentò anche
ai sommi
sacerdoti, i
quali la
benedissero,
dicendo: "O Dio
delle sublimità,
guarda questa
bambina e
benedicila con
l'ultima
benedizione,
quella che non
ha altre dopo di
sé".
[6.3] Poi la
madre la portò
via nel
santuario della
sua camera, e le
diede la poppa.
Anna innalzò
quindi un
cantico al
Signore Iddio,
dicendo:
"Canterò un
cantico al
Signore, Dio
mio, poiché mi
ha visitato e ha
tolto da me
quello che per i
miei nemici era
un obbrobrio: il
Signore,
infatti, mi ha
dato un frutto
di giustizia,
unico e
molteplice
dinanzi a lui.
Chi mai
annunzierà ai
figli di Ruben
che Anna
allatta?
Ascoltate,
ascoltate, voi,
dodici tribù di
Israele: Anna
allatta!". La
pose a giacere
nel santuario
della sua camera
e uscì per
servire loro a
tavola.
Terminato il
banchetto, se ne
partirono pieni
di allegria,
glorificando il
Dio di Israele.
[7.1] Per la
bambina
passavano
intanto i mesi.
Giunta che fu
l'età di due
anni, Gioacchino
disse a Anna:
"Per mantenere
la promessa
fatta,
conduciamola al
tempio del
Signore,
affinché il
Padrone non
mandi contro di
noi e la nostra
offerta riesca
sgradita". Anna
rispose:
"Aspettiamo il
terzo anno,
affinché la
bambina non
cerchi poi il
padre e la
madre".
Gioacchino
rispose:
"Aspettiamo".
[7.2] Quando la
bambina compì i
tre anni,
Gioacchino
disse: "Chiamate
le figlie senza
macchia degli
Ebrei: ognuna
prenda una
fiaccola accesa
e la tenga
accesa affinché
la bambina non
si volti
indietro e il
suo cuore non
sia attratto
fuori del tempio
del Signore".
Quelle fecero
così fino a che
furono salite
nel tempio del
Signore. Il
sacerdote
l'accolse e,
baciatala, la
benedisse
esclamando: "Il
Signore ha
magnificato il
tuo nome in
tutte le
generazioni.
Nell'ultimo
giorno, il
Signore
manifesterà in
te ai figli di
Israele la sua
redenzione".
[7.3] La fece
poi sedere sul
terzo gradino
dell'altare, e
il Signore Iddio
la rivestì di
grazia; ed ella
danzò con i suoi
piedi e tutta la
casa di Israele
prese a volerle
bene.
[8.1] I suoi
genitori scesero
ammirati e
lodarono il
Padrone Iddio
perché la
bambina non
s'era voltata
indietro. Maria
era allevata nel
tempio del
Signore come una
colomba, e
riceveva il
vitto per mano
di un angelo.
[8.2] Quando
compì dodici
anni, si tenne
un consiglio di
sacerdoti;
dicevano: "Ecco
che Maria è
giunta all'età
di dodici anni
nel tempio del
Signore. Adesso
che faremo di
lei affinché non
contamini il
tempio del
Signore?".
Dissero dunque
al sommo
sacerdote: "Tu
stai presso
l'altare del
Signore: entra e
prega a suo
riguardo. Faremo
quello che il
Signore ti
manifesterà"
[8.3] Indossato
il manto dai
dodici sonagli,
il sommo
sacerdote entrò
nel santo dei
santi e pregò a
riguardo di
Maria. Ed ecco
che gli apparve
un angelo del
Signore,
dicendogli:
"Zaccaria,
Zaccaria! Esci e
raduna tutti i
vedovi del
popolo. Ognuno
porti un
bastone: sarà la
moglie di colui
che il Signore
designerà per
mezzo di un
segno". Uscirono
i banditori per
tutta la regione
della Giudea,
echeggiò la
tromba del
Signore e tutti
corsero.
[9.1] Gettata
l'ascia,
Giuseppe uscì
per
raggiungerli.
Riunitisi,
andarono dal
sommo sacerdote,
portando i
bastoni. Presi i
bastoni di
tutti, entrò nel
tempio a
pregare. Finita
la preghiera,
prese i bastoni,
uscì e li
restituì loro;
ma in essi non
v'era alcun
segno. Giuseppe
prese l'ultimo
bastone: ed ecco
che una colomba
uscì dal suo
bastone e volò
sul capo di
Giuseppe. Il
sacerdote disse
allora a
Giuseppe: "Tu
sei stato eletto
a ricevere in
custodia la
vergine del
Signore".
[9.2] Ma
Giuseppe si
oppose, dicendo:
"Ho figli e sono
vecchio, mentre
lei è una
ragazza. Non
vorrei diventare
oggetto di
scherno per i
figli di
Israele". Il
sacerdote però
rispose a
Giuseppe: "Temi
il Signore tuo
Dio, e ricorda
che cosa ha
fatto Dio a
Datan, a Abiron
e a Core, come
si sia spaccata
la terra e siano
stati
inghiottiti a
causa della loro
opposizione.
Ora, temi,
Giuseppe, che
non debba
accadere
altrettanto in
casa tua".
[9.3] Giuseppe,
intimorito, la
ricevette in
custodia.
Giuseppe disse a
Maria: "Ti ho
ricevuta dal
tempio del
Signore e ora ti
lascio in casa
mia. Me ne vado
a eseguire le
mie costruzioni
e dopo tornerò
da te: il
Signore ti
custodirà".
[10.1] Ci fu un
consiglio dei
sacerdoti, e
dissero:
"Facciamo una
tenda per il
tempio del
Signore". Il
sacerdote disse:
"Chiamatemi
delle vergini
senza macchia
della tribù di
David". I
ministri
andarono,
cercarono, e
trovarono sette
vergini. Il
sacerdote si
ricordò della
fanciulla Maria,
dato che era
della tribù di
David e senza
macchia davanti
a Dio. I
ministri
andarono e la
condussero.
[10.2] Le
introdussero poi
nel tempio del
Signore, e il
sacerdote disse:
"Su, tirate a
sorte chi filerà
l'oro,
l'amianto, il
bisso, la seta,
il giacinto, lo
scarlatto e la
porpora
genuina". A
Maria toccò la
porpora genuina
e lo scarlatto:
li prese e se ne
ritornò a casa
sua. In quel
tempo Zaccaria
diventò muto:
fino a quando
Zaccaria
riparlò, il suo
posto fu preso
da Samuele.
Maria, preso lo
scarlatto, lo
filava.
[11.1] Presa la
brocca, uscì a
attingere acqua.
Ed ecco una voce
che diceva:
"Gioisci, piena
di grazia, il
Signore è con
te, benedetta tu
tra le donne".
Essa guardava
intorno, a
destra e a
sinistra, donde
venisse la voce.
Tutta tremante
se ne andò a
casa, posò la
brocca e, presa
la porpora, si
sedette sul suo
scanno e filava.
[11.2] Ed ecco
un angelo del
Signore si
presentò dinanzi
a lei, dicendo:
"Non temere,
Maria, perché
hai trovato
grazia davanti
al Padrone di
tutte le cose, e
concepirai per
la sua parola".
Ma essa,
all'udire ciò
rimase
perplessa,
pensando: "Dovrò
io concepire per
opera del
Signore Iddio
vivente, e
partorire poi
come ogni donna
partorisce?".
[11.3] L'angelo
del Signore,
disse: "Non
così, Maria! Ti
coprirà,
infatti, con la
sua ombra, la
potenza del
Signore. Perciò
l'essere santo
che nascerà da
te sarà chiamato
Figlio
dell'Altissimo.
Gli imporrai il
nome Gesù,
poiché salverà
il suo popolo
dai suoi
peccati". Maria
rispose: "Ecco
l'ancella del
Signore davanti
a lui. Mi
avvenga secondo
la tua parola".
[12.1] Lavorò la
porpora e lo
scarlatto, e li
portò al
sacerdote. E il
sacerdote la
benedisse,
dicendo: "Il
Signore Iddio ha
magnificato il
tuo nome, Maria,
e sarai
benedetta in
tutte le
generazioni
della terra".
[12.2] Maria si
rallegrò e andò
da Elisabetta
sua parente:
picchiò
all'uscio. Udito
che ebbe,
Elisabetta gettò
via lo
scarlatto, corse
alla porta e
aprì: veduta
Maria, la
benedisse,
dicendo: "Donde
a me questo
dono, che venga
da me la madre
del mio Signore?
Ecco, infatti,
che colui che è
in me ha
saltellato e ti
ha benedetta".
[12.3] Ora Maria
aveva
dimenticato i
misteri dei
quali le aveva
parlato
l'arcangelo
Gabriele, e
guardò fisso in
cielo
esclamando: "Chi
sono io,
Signore, che
tutte le
generazioni
della terra mi
benedicano?".
Passò tre mesi
presso
Elisabetta, e di
giorno in giorno
il suo ventre
ingrossava;
Maria, allora,
impauritasi,
tornò a casa sua
e si nascose dai
figli di
Israele. Quando
avvennero questi
misteri, lei
aveva sedici
anni.
[13.1] Quando
giunse per lei
il sesto mese,
ecco che
Giuseppe tornò
dalle sue
costruzioni e,
entrato in casa,
la trovò
incinta. Allora
si picchiò il
viso, si gettò a
terra sul sacco
e pianse
amaramente,
dicendo: "Con
quale faccia
guarderò il
Signore, Dio
mio? Che
preghiera
innalzerò io per
questa ragazza?
L'ho infatti
ricevuta vergine
dal tempio del
Signore, e non
l'ho custodita.
Chi è che mi ha
insidiato? Chi
ha commesso
questa disonestà
in casa mia,
contaminando la
vergine? Si è
forse ripetuta
per me la storia
di Adamo?
Quando, infatti,
Adamo era
nell'ora della
dossologia,
venne il
serpente, trovò
Eva da sola e la
sedusse: così è
accaduto anche a
me".
[13.2] Giuseppe
si alzò dal
sacco, chiamò
Maria e le
disse:
"Prediletta da
Dio, perché hai
fatto questo e
ti sei
dimenticata del
Signore, tuo
Dio? Perché hai
avvilito l'anima
tua, tu che sei
stata allevata
nel santo dei
santi e ricevevi
il cibo dalla
mano d'un
angelo?".
[13.3] Essa
pianse
amaramente,
dicendo: "Io
sono pura e non
conosco uomo".
Giuseppe le
domandò: "Donde
viene dunque ciò
che è nel tuo
ventre?". Essa
rispose: "(Come
è vero che) vive
il Signore, mio
Dio, questo che
è in me non so
d'onde sia".
[14.1] Giuseppe
ebbe molta
paura. Si
appartò da lei
riflettendo che
cosa dovesse
farne di lei.
Giuseppe
pensava: "Se
nasconderò il
suo errore, mi
troverò a
combattere con
la legge del
Signore; la
denunzierei ai
figli di
Israele, ma temo
che quello che è
in lei provenga
da un angelo, e
in questo caso
mi troverei a
avere consegnato
a giudizio di
morte un sangue
innocente.
Dunque, che farò
di lei? La
rimanderò via di
nascosto". E
così lo sorprese
la notte.
[14.2] Ed ecco
che gli apparve
in sogno un
angelo del
Signore,
dicendo: "Non
temere per
questa
fanciulla.
Quello, infatti,
che è in lei
proviene dallo
Spirito santo.
Partorirà un
figlio al quale
imporrai il nome
Gesù, poiché
salverà il suo
popolo dai suoi
peccati".
Giuseppe si levò
dal sonno,
glorificò il Dio
di Israele che
gli aveva
concesso questo
privilegio, e la
custodì.
[15.1] Venne da
lui lo scriba
Annas e gli
disse: "Perché
non ti sei fatto
vedere nel
nostro
consiglio?".
Giuseppe
rispose: "Perché
ero stanco del
viaggio, e il
primo giorno mi
sono riposato".
E voltatosi,
quello vide
Maria incinta.
[15.2] Se ne
andò allora di
corsa dal
sacerdote e gli
disse:
"Giuseppe, di
cui tu sei
garante, ha
violato
gravemente la
legge". Gli
rispose il
sacerdote: "Come
sarebbe a
dire?". "La
vergine che ha
preso dal
tempio, Ä
rispose l'altro
Ä l'ha
contaminata. Ha
carpito con
frode le sue
nozze, e non
l'ha fatto
sapere ai figli
di Israele".
Rispose il
sacerdote:
"Giuseppe ha
fatto questo?".
Disse lo scriba
Annas: "Manda
pure dei
ministri, e
troverai che la
vergine è
incinta" I
ministri
andarono,
trovarono come
egli aveva
detto, e la
condussero via
al tribunale con
Giuseppe.
[15.3] Il
sacerdote disse:
"Perché hai
fatto questo,
Maria? Perché
hai avvilito la
tua anima e ti
sei dimenticata
del Signore tuo
Dio, tu che sei
stata allevata
nel santo dei
santi e ricevevi
il cibo dalla
mano di un
angelo, che hai
udito gli inni
sacri e hai
danzato davanti
a Lui? Perché
hai fatto
questo?". Ma
essa pianse
amaramente,
dicendo: "(Come
è vero che) vive
il Signore, mio
Dio, io sono
pura dinanzi a
lui e non
conosco uomo".
[15.4] A
Giuseppe disse
il sacerdote:
"Perché hai
fatto questo?".
Giuseppe
rispose: "(Come
è vero che) vive
il Signore, mio
Dio, io sono
puro a suo
riguardo". Disse
il sacerdote:
"Non dire
falsità, dì la
verità: hai
carpito
fraudolentemente
le sue nozze e
non l'hai fatto
sapere ai figli
di Israele; non
hai chinato il
capo sotto la
mano potente
affinché la tua
discendenza
fosse
benedetta".
[16.1] Il
sacerdote disse:
"Restituisci la
vergine che hai
ricevuto dal
tempio del
Signore".
Giuseppe versò
allora calde
lacrime. Il
sacerdote
proseguì: "Vi
darò da bere
l'acqua della
prova del
Signore che
manifesterà ai
vostri occhi i
vostri peccati".
[16.2] E
presala, il
sacerdote la
fece bere a
Giuseppe e lo
mandò verso la
collina: e tornò
poi sano e
salvo. La fece
bere anche a
Maria e la mandò
verso la
collina: e tornò
sana e salva. E
tutto il popolo
si stupì che non
fosse apparso in
loro alcun
peccato.
[16.3] Disse
allora il
sacerdote: "Il
Signore non ha
manifestato i
vostri peccati.
Neppure io vi
giudico". E li
rimandò.
Giuseppe riprese
Maria e tornò
pieno di gioia a
casa sua
glorificando il
Dio di Israele.
[17.1] Venne un
ordine
dall'imperatore
Augusto affinché
si facesse il
censimento di
tutti gli
abitanti di
Betlemme della
Giudea. Giuseppe
pensò: "Io farò
recensire tutti
i miei figli; ma
che farò con
questa
fanciulla? Come
farla recensire?
Come mia moglie?
Mi vergogno.
Come mia figlia?
Ma, in Israele
tutti sanno che
non è mia
figlia. Questo è
il giorno del
Signore, e il
Signore farà
secondo il suo
beneplacito".
[17.2] Sellò
l'asino e vi
fece sedere
Maria: il figlio
di lui tirava la
bestia e
Giuseppe li
accompagnava.
Giunti a tre
miglia, Giuseppe
si voltò e la
vide triste;
disse tra s‚:
"Probabilmente
quello che è in
lei la
travaglia".
Voltatosi
nuovamente, vide
che rideva.
Allora le
domandò: "Che
cosa hai, Maria,
che vedo il tuo
viso ora
sorridente e ora
rattristato?".
Maria rispose a
Giuseppe: "É
perché vedo, con
i miei occhi,
due popoli: uno
piange e fa
cordoglio,
l'altro è pieno
di gioia e
esulta".
[17.3] Quando
giunsero a metà
strada, Maria
gli disse:
"Calami giù
dall'asino,
perché quello
che è in me ha
fretta di venire
fuori". La calò
giù dall'asino e
le disse: "Dove
posso condurti
per mettere al
riparo il tuo
pudore? Il
luogo, infatti,
è deserto".
[18.1] Trovò
quivi una
grotta: ve la
condusse, lasciò
presso di lei i
suoi figli e
uscì a cercare
una ostetrica
ebrea nella
regione di
Betlemme.
[18.2] Io,
Giuseppe,
camminavo e non
camminavo.
Guardai
nell'aria e vidi
l'aria colpita
da stupore;
guardai verso la
volta del cielo
e la vidi ferma,
e immobili gli
uccelli del
cielo; guardai
sulla terra e
vidi un vaso
giacente e degli
operai coricati
con le mani nel
vaso: ma quelli
che masticavano
non masticavano,
quelli che
prendevano su il
cibo non
l'alzavano dal
vaso, quelli che
lo stavano
portando alla
bocca non lo
portavano; i
visi di tutti
erano rivolti a
guardare in
alto.
[18.3] Ecco
delle pecore
spinte innanzi
che invece
stavano ferme:
il pastore alzò
la mano per
percuoterle, ma
la sua mano
restò per aria.
Guardai la
corrente del
fiume e vidi le
bocche dei
capretti
poggiate
sull'acqua, ma
non bevevano.
Poi, in un
istante, tutte
le cose
ripresero il
loro corso.
[19.1] Vidi una
donna discendere
dalla collina e
mi disse: "Dove
vai, uomo?".
Risposi: "Cerco
una ostetrica
ebrea". E lei:
"Sei di
Israele?". "Sì"
le risposi. E
lei proseguì: "E
chi è che
partorisce nella
grotta?". "La
mia promessa
sposa" le
risposi. Mi
domandò: "Non è
tua moglie?".
Risposi: "É
Maria, allevata
nel tempio del
Signore. Io
l'ebbi in sorte
per moglie, e
non è mia
moglie, bensì ha
concepito per
opera dello
Spirito santo".
La ostetrica gli
domandò: "É vero
questo?".
Giuseppe
rispose: "Vieni
e vedi". E
l'ostetrica andò
con lui.
[19.2] Si
fermarono al
luogo della
grotta ed ecco
che una nube
splendente
copriva la
grotta. La
ostetrica disse:
"Oggi è stata
magnificata
l'anima mia,
perché i miei
occhi hanno
visto delle
meraviglie e
perché è nata la
salvezza per
Israele". Subito
dopo la nube si
ritrasse dalla
grotta, e nella
grotta apparve
una gran luce
che gli occhi
non potevano
sopportare. Poco
dopo quella luce
andò
dileguandosi
fino a che
apparve il
bambino: venne e
prese la poppa
di Maria, sua
madre.
L'ostetrica
esclamò: "Oggi è
per me un gran
giorno, perché
ho visto questo
nuovo miracolo".
[19.3] Uscita
dalla grotta
l'ostetrica si
incontrò con
Salome, e le
disse: "Salome,
Salome! Ho un
miracolo
inaudito da
raccontarti: una
vergine ha
partorito, ciò
di cui non è
capace la sua
natura". Rispose
Salome: "(Come è
vero che) vive
il Signore, se
non ci metto il
dito e non
esamino la sua
natura, non
crederò mai che
una vergine
abbia
partorito".
[20.1] Entrò
l'ostetrica e
disse a Maria:
"Mettiti bene.
Attorno a te,
c'è, infatti, un
non lieve
contrasto".
Salome mise il
suo dito nella
natura di lei, e
mandò un grido,
dicendo: "Guai
alla mia
iniquità e alla
mia incredulità,
perché ho
tentato il Dio
vivo ed ecco che
ora la mia mano
si stacca da me,
bruciata".
[20.2] E piegò
le ginocchia
davanti al
Signore,
dicendo: "Dio
dei miei padri,
ricordati di me
che sono stirpe
di Abramo, di
Isacco e di
Giacobbe. Non
fare di me un
esempio per i
figli di
Israele, ma
rendimi ai
poveri. Tu,
Padrone, sai,
infatti, che nel
tuo nome io
compivo le mie
cure, e la mia
ricompensa la
ricevevo da te".
[20.3] Ed ecco
apparirle un
angelo del
Signore,
dicendole: "Salome,
Salome! Il
Signore ti ha
esaudito:
accosta la tua
mano al bambino
e prendilo su, e
te ne verrà
salute e gioia".
[20.4] Salome si
avvicinò e lo
prese su,
dicendo:
"L'adorerò
perché a Israele
è nato un grande
re". E subito
Salome fu
guarita e uscì
dalla grotta
giustificata. Ed
ecco una voce
che diceva: "Salome,
Salome! Non
propalare le
cose
meravigliose che
hai visto, sino
a quando il
ragazzo non sia
entrato in
Gerusalemme".
[21.1] Poi
Giuseppe si
preparò a
partire per la
Giudea. In
Betlemme della
Giudea ci fu un
grande
trambusto,
perché erano
venuti dei magi
che dicevano:
"Dov'è il nato
re dei Giudei?
Abbiamo visto la
sua stella
nell'Oriente e
siamo venuti ad
adorarlo".
[21.2] Udendo
questo, Erode fu
turbato e inviò
dei ministri ai
magi; mandò
anche a chiamare
i sommi
sacerdoti e li
interrogò,
dicendo: "Come
sta scritto a
proposito del
Cristo, dove
deve nascere?".
Gli risposero:
"In Betlemme
della Giudea,
perché così sta
scritto". E poi
li rimandò.
Interrogò anche
i magi, dicendo:
"Quale segno
avete visto a
proposito del re
che è nato?". I
magi gli
risposero:
"Abbiamo visto
una stella
grandissima che
splendeva tra
queste stelle e
le oscurava,
tanto che le
stelle non
apparivano più.
É così che noi
abbiamo
conosciuto che
era nato un re a
Israele, e siamo
venuti per
adorarlo".
"Andate e
cercate", disse
Erode "e se
troverete
fatemelo sapere
affinché anch'io
venga a
adorarlo". I
magi poi se ne
andarono.
[21.3] Ed ecco
che la stella
che avevano
visto
nell'oriente li
precedeva fino a
che giunsero
alla grotta, e
si arrestò in
cima alla
grotta. I magi,
visto il bambino
con Maria sua
madre, trassero
fuori dei doni
dalla loro
bisaccia: oro,
incenso e mirra.
[21.4] Essendo
stati avvertiti
da un angelo di
non entrare
nella Giudea, se
ne tornarono al
loro paese per
un'altra via.
[22.1] Accortosi
di essere stato
giocato dai
magi, Erode si
adirò e mandò
dei sicari,
dicendo loro:
"Ammazzate i
bambini dai due
anni in giù".
[22.2] Maria,
avendo sentito
che si
massacravano i
bambini, prese
il bambino, lo
fasciò e lo pose
in una
mangiatoia di
buoi.
[22.3] Anche
Elisabetta,
sentito che si
cercava
Giovanni, lo
prese e salì
sulla montagna
guardandosi
attorno, ove
nasconderlo; ma
non c'era alcun
posto come
nascondiglio.
Elisabetta,
allora, gemendo,
disse a gran
voce: "Monte di
Dio, accogli una
madre con il suo
figlio". Subito
il monte si
spaccò e
l'accolse. E
apparve per loro
una luce, perché
un angelo del
Signore era con
loro per
custodirli.
[23.1] Erode,
nel mentre,
cercava
Giovanni, e
mandò dei
ministri da
Zaccaria,
dicendo: "Dove
hai nascosto tuo
figlio?".
Rispose loro:
"Io sono un
pubblico
ufficiale di Dio
e dimoro
costantemente
nel tempio del
Signore, non so
dove sia mio
figlio".
[23.2] I
ministri se ne
ritornarono per
riferire tutto
ciò a Erode.
Adiratosi, Erode
disse loro: "É
suo figlio colui
che regnerà su
Israele!".
Mandò, perciò,
di nuovo da lui
per dirgli: "Dì
proprio la
verità: dov'è
tuo figlio? Sai
bene che il tuo
sangue sta sotto
la mia mano".
[23.3] Zaccaria
rispose: "Se tu
spargerai il mio
sangue, io sarò
un testimone di
Dio. Il mio
spirito sarà
accolto dal
Padrone, poiché
tu spargerai
sangue innocente
nel vestibolo
del tempio del
Signore". Allo
spuntare del
giorno, Zaccaria
fu ucciso. I
figli di Israele
non sapevano che
era stato
ucciso.
[24.1] All'ora
del saluto, i
sacerdoti
uscirono, ma
Zaccaria non
venne loro
incontro, come
di solito, con
la benedizione.
I sacerdoti
stettero a
aspettare
Zaccaria per
salutarlo nella
preghiera e
glorificare
l'Altissimo.
[24.2] Ma, dato
che tardava,
tutti si
intimorirono.
Uno di loro si
fece coraggio:
entrò e vide
presso l'altare
del sangue
coagulato e udì
una voce che
diceva:
"Zaccaria è
stato ucciso! Il
suo sangue non
sarà cancellato
fino a quando
non giungerà il
suo
vendicatore".
All'udire tali
parole ebbe
paura, e uscì
per riferire ai
sacerdoti.
[24.3] Questi si
fecero coraggio,
entrarono e
videro quanto
era accaduto:
gemette la
travatura del
tempio, ed essi
si strapparono
le vesti
dall'alto in
basso. Non
trovarono il suo
corpo, trovarono
invece il suo
sangue
pietrificato.
Pieni di timore,
uscirono e
annunziarono a
tutto il popolo
che Zaccaria era
stato ucciso. Lo
vennero a sapere
tutte le tribù
del popolo, che
lo piansero e
fecero cordoglio
per tre giorni e
tre notti.
[24.4] Dopo i
tre giorni, i
sacerdoti
deliberarono chi
mettere al suo
posto, e la
sorte cadde su
Simeone. Questo,
infatti, era
colui che era
stato avvisato
dallo Spirito
santo che non
avrebbe visto la
morte fino a
quando non
avesse visto il
Cristo nella
carne.
[25.1] Alla
morte di Erode,
essendo sorto a
Gerusalemme un
trambusto, io
Giacomo, che ho
scritto questa
storia, mi
ritirai nel
deserto, fino a
quando cessò il
trambusto a
Gerusalemme,
glorificando il
Padrone Dio che
mi ha concesso
il dono e la
saggezza per
scrivere questa
storia.
[25.2] La grazia
sarà in coloro
che temono il
Signore nostro
Gesù Cristo, al
quale sia gloria
nei secoli dei
secoli. Amen.
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