Allegoria
gnostica.
La nostra
descrizione
dell'immaginativa
gnostica e del
linguaggio
simbolico
sarebbe
incompleta se
omettessimo
alcune
osservazioni
sull'uso
peculiare
dell'allegoria
negli scritti
gnostici.
L'allegoria, che
probabilmente è
stata inventata
dai filosofi,
era largamente
usata nella
letteratura
greca come un
mezzo per
rendere conformi
ad un pensiero
«illuminato»
racconti e
figure del
materiale
mitico.
Considerando le
entità concrete
e gli episodi
del mito
classico come
espressioni
simboliche di
idee astratte,
tali antichi
elementi della
tradizione e
della fede
popolare furono
così
concettualizzati
che un generico
concorso di
verità sembrò
unire
l'intuizione
intellettuale
più avanzata con
la sapienza del
passato. Così
Zeus fu
equiparato alla
«ragione»
cosmica degli
Stoici, e altri
dèi dell'Olimpo
a manifestazioni
particolari del
principio
universale. Per
quanto tale
metodo fosse
arbitrario,
aveva il
vantaggio di
mettere in luce
il reale
significato
dell'antico
patrimonio e
nella traduzione
concettuale di
presentarlo
spogliato dalla
veste simbolica.
Nello stesso
tempo forniva
alle idee
contemporanee il
prestigio di una
veneranda
antichità. La
tendenza fu
perciò quella di
mettere tutto in
armonia e,
nonostante
l'arditezza
dell'interpretazione,
essa rimase nei
casi individuali
conservatrice ed
essenzialmente
rispettosa della
tradizione:
un'eredità
omogenea di
conoscenza circa
le realtà più
alte veniva a
comprendere il
vecchio e il
nuovo e a dare
gli stessi
insegnamenti
sotto forme
diverse. Di
conseguenza il
mito, per quanto
liberamente
elaborato, non
veniva
contraddetto, né
i suoi giudizi
erano messi in
discussione. Nel
primo secolo
d.C., ossia al
tempo in cui il
movimento
gnostico si
diffondeva,
Filone di
Alessandria mise
l'allegoria, che
fino ad allora
era soprattutto
strumento di
adattamento del
mito alla
filosofia, al
servizio della
religione nello
sforzo di
mettere
d'accordo la sua
fede giudaica
con la filosofia
platonizzante.
Il sistema di
allegoria
scritturistica
sviluppatosi
nella sua scuola
rimane in
eredità ai primi
Padri della
Chiesa come un
modello. Anche
in questo caso
lo scopo fu
quello di
integrazione e
di sintesi.
L'allegoria
gnostica,
sebbene spesso
di questo tipo
convenzionale,
negli esempi più
espressivi è di
natura del tutto
diversa. Invece
di adottare il
sistema di
valori del mito
tradizionale,
cerca di
sperimentare una
«conoscenza» più
profonda
rovesciando le
parti trovate
nell'originale
di buono e
cattivo, sublime
e vile,
benedetto e
maledetto. Non
tenta di
dimostrare
consenso, ma,
sovvertendo in
modo clamoroso,
tenta di
scuotere il
significato
degli elementi
della tradizione
più saldamente
stabiliti e di
preferenza
maggiormente
venerati. Non
può passare
inosservato il
tono ribelle di
questo tipo di
allegoria, ed
essa perciò
esprime la
posizione
rivoluzionaria
che lo
gnosticismo
occupa nella
tarda cultura
classica.
Dei tre esempi
che prenderemo
in esame, due
riguardano
argomenti presi
dall'Antico
Testamento, il
quale fornisce
il materiale
preferito per i
travisamenti
gnostici di
significato, e
il terzo si
serve di un
motivo tratto
dalla mitologia
greca.