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Il Dio Sconosciuto

Hans Jonas

 

 

Conclusione: il Dio sconosciuto.


Il principio e la fine del paradosso che è la religione gnostica è il Dio sconosciuto in se stesso che, inconoscibile in linea di principio, perché «altro» da tutto ciò che è conosciuto, è tuttavia oggetto di conoscenza e domanda di essere conosciuto. Egli provoca altrettanto quanto frustra la brama di conoscerlo; si rivela nella mancanza di ragione e parola; e il resoconto dell'insuccesso fornisce il linguaggio per nominarlo. Egli che secondo Valentino è l'Abisso, secondo Basilide persino il «Dio che non è» (Hippol., "Refut." VII, 20); la cui essenza acosmica nega ogni determinazione derivante dal regno terreno; la cui trascendenza trascende ogni sublimità postulata dall'estensione del mondo, toglie valore a tutti i simboli di lui così immaginati; il quale, in breve, sfida ogni descrizione in senso stretto - egli tuttavia è enunziato nel messaggio gnostico, comunicato nel discorso gnostico, predicato nella lode gnostica. La conoscenza stessa di lui è "conoscenza della sua inconoscibilità" (18); ciò che si predica di lui in tal modo è per via di negazione: nasce così la "via negationis", la teologia negativa, la cui melodia risuonò qui per la prima volta come modo di confessare ciò che non poteva essere descritto, di qui si diffuse come coro potente nella pietà occidentale.


«Tu sei il solo infinito,

tu sei il solo profondo,

tu sei il solo inconoscibile,

tu sei colui che ogni uomo cerca ardentemente

ed essi non ti hanno trovato

e nessuno può conoscerti contro la tua volontà

e nessuno può nemmeno lodarti contro la tua volontà...

Tu sei il solo non-contenibile,

tu sei il solo non-visibile

e tu sei il solo non-sussistente»

(Inno gnostico, conservato in copto; confronta C. SCHMIDT, "Koptisch-gnostische Schriften", 1905, p. 358).


«O tu al di là di tutte le cose

che altro si può trovare per chiamarti?

Come può la parola lodarti?

perché tu non puoi essere espresso da nessun discorso.

Come può la ragione abbracciarti?

perché tu non puoi essere compreso da nessuna mente.

Tu che sei il solo ineffabile

mentre tu hai generato tutto quello che si apre alla parola.

Tu che sei il solo inconoscibile

mentre tu hai generato tutto quello che si schiude al pensiero...

Fine di tutte le cose sei tu

e uno e tutti e nessuno;

non essendo né uno né tutti, a te sono dovuti tutti i nomi,

come ti chiamerò?»

(Versetti iniziali di un inno di Gregorio Nazianzeno; confronta E. NORDEN, "Agnostos Theos", p. 78).

Nella voce di queste professioni il messaggio del Dio straniero risuona attraverso i secoli, libero da riferimenti polemici a un Demiurgo detronizzato. Il suo invito misterioso può ancora, e sempre, raggiungere il cuore dell'uomo che cerca Dio.

 

 

Tratto da LO GNOSTICISMO edizioni Sei







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