Conclusione: il
Dio sconosciuto.
Il principio e
la fine del
paradosso che è
la religione
gnostica è il
Dio sconosciuto
in se stesso
che,
inconoscibile in
linea di
principio,
perché «altro»
da tutto ciò che
è conosciuto, è
tuttavia oggetto
di conoscenza e
domanda di
essere
conosciuto. Egli
provoca
altrettanto
quanto frustra
la brama di
conoscerlo; si
rivela nella
mancanza di
ragione e
parola; e il
resoconto
dell'insuccesso
fornisce il
linguaggio per
nominarlo. Egli
che secondo
Valentino è
l'Abisso,
secondo Basilide
persino il «Dio
che non è»
(Hippol.,
"Refut." VII,
20); la cui
essenza acosmica
nega ogni
determinazione
derivante dal
regno terreno;
la cui
trascendenza
trascende ogni
sublimità
postulata
dall'estensione
del mondo,
toglie valore a
tutti i simboli
di lui così
immaginati; il
quale, in breve,
sfida ogni
descrizione in
senso stretto -
egli tuttavia è
enunziato nel
messaggio
gnostico,
comunicato nel
discorso
gnostico,
predicato nella
lode gnostica.
La conoscenza
stessa di lui è
"conoscenza
della sua
inconoscibilità"
(18); ciò che si
predica di lui
in tal modo è
per via di
negazione: nasce
così la "via
negationis", la
teologia
negativa, la cui
melodia risuonò
qui per la prima
volta come modo
di confessare
ciò che non
poteva essere
descritto, di
qui si diffuse
come coro
potente nella
pietà
occidentale.
«Tu sei il solo
infinito,
tu sei il solo
profondo,
tu sei il solo
inconoscibile,
tu sei colui che
ogni uomo cerca
ardentemente
ed essi non ti
hanno trovato
e nessuno può
conoscerti
contro la tua
volontà
e nessuno può
nemmeno lodarti
contro la tua
volontà...
Tu sei il solo
non-contenibile,
tu sei il solo
non-visibile
e tu sei il solo
non-sussistente»
(Inno gnostico,
conservato in
copto; confronta
C. SCHMIDT,
"Koptisch-gnostische
Schriften",
1905, p. 358).
«O tu al di là
di tutte le cose
che altro si può
trovare per
chiamarti?
Come può la
parola lodarti?
perché tu non
puoi essere
espresso da
nessun discorso.
Come può la
ragione
abbracciarti?
perché tu non
puoi essere
compreso da
nessuna mente.
Tu che sei il
solo ineffabile
mentre tu hai
generato tutto
quello che si
apre alla
parola.
Tu che sei il
solo
inconoscibile
mentre tu hai
generato tutto
quello che si
schiude al
pensiero...
Fine di tutte le
cose sei tu
e uno e tutti e
nessuno;
non essendo né
uno né tutti, a
te sono dovuti
tutti i nomi,
come ti
chiamerò?»
(Versetti
iniziali di un
inno di Gregorio
Nazianzeno;
confronta E.
NORDEN, "Agnostos
Theos", p. 78).
Nella voce di
queste
professioni il
messaggio del
Dio straniero
risuona
attraverso i
secoli, libero
da riferimenti
polemici a un
Demiurgo
detronizzato. Il
suo invito
misterioso può
ancora, e
sempre,
raggiungere il
cuore dell'uomo
che cerca Dio.