Il divorare ha
anche effetto
sul divoratore.
Non soltanto fa
deviare la
Tenebra dal suo
obiettivo
iniziale, il
mondo della
Luce, ma
all'interno di
essa la sostanza
divorata agisce
come un veleno
sedativo, e sia
che il suo
desiderio sia
stato
soddisfatto o
assopito,
l'attacco viene
in tal modo
arrestato. Le
due sostanze
agiscono come un
veleno l'una
sull'altra,
tanto che alcune
versioni
riferiscono che
l'Uomo
Primordiale non
è stato
sconfitto ma si
è fatto
volontariamente
divorare dalla
Tenebra
prevedendone
l'effetto. In
ogni modo, la
resa dell'Anima
alla Tenebra non
soltanto svia la
minaccia
immediata dal
mondo della Luce
esposto al
pericolo, ma
nello stesso
tempo fornisce
il mezzo con cui
alla fine la
Tenebra è
conquistata. Il
primo scopo, a
breve scadenza,
è espresso
dall'idea di
«allettamento» e
«veleno
sedativo»; lo
scopo a lunga
scadenza
dell'astuzia
(perché il
sacrificio è
un'astuzia,
anche se imposto
dalla divinità)
si trova
nell'idea che
un'eventuale
nuova
separazione
significa la
«morte» della
Tenebra, ossia
la sua finale
riduzione
all'impotenza.
Nelle fonti che
concentrano il
loro interesse
sull'Anima,
trascurando
l'Uomo
Primordiale, si
dice: «Egli
inviò contro la
Materia una
forza che noi
chiamiamo Anima,
particella della
sua luce e della
sua sostanza,
per proteggere i
confini, ma in
realtà come
un'esca (22),
così da assopire
la Materia
contro sua
volontà e
mescolarsi
interamente con
essa; perché se
in un secondo
tempo tale
potere si fosse
separato di
nuovo dalla
Materia, sarebbe
stata la morte
di quest'ultima.
E così avvenne:
appena la
Materia ebbe la
sensazione del
potere che era
stato mandato,
fu trascinata
verso di esso da
un desiderio
appassionato e
in un assalto
più violento lo
prese e lo
divorò, e rimase
legata come una
bestia selvaggia
o (come essi
dicono anche)
cadde
addormentata
come per un
incantesimo.
Così per la
provvidenza di
Dio l'Anima si
mescolò alla
Materia,
dissimile con
dissimile. A
causa della
mescolanza,
tuttavia,
l'Anima fu
soggetta alle
affezioni della
Materia e contro
la sua vera
natura fu
degradata
partecipando al
male» (23).
La descrizione
più
impressionante
di questa fase
della lotta, che
riunisce l'Uomo
Primordiale, il
guerriero, e
l'Anima, l'arma
e la vittima, si
trova in quattro
stanze del Salmo
duecentoventitreesimo
del Libro dei
Salmo manicheo,
che sebbene sia
un po' un
duplicato di
quanto abbiamo
riferito non
deve essere
sottratto al
lettore.
«Come un pastore
che vede un
leone entrare a
distruggere il
suo ovile:
poiché egli
adopera astuzia
e prende un
agnello e lo
colloca come una
trappola per
poter prendere
il leone;
difatti con un
solo agnello
egli salva
l'ovile; e dopo
questi
avvenimenti egli
risana l'agnello
che è stato
ferito dal
leone.
Questa è anche
la via del
Padre, il quale
ha mandato il
suo forte
figlio; ed egli
[il figlio] ha
prodotto da se
stesso una
Vergine fornita
di cinque
poteri, per
poter combattere
contro i cinque
abissi della
Tenebra.
Quando il
Guardiano [?]
stette nei
confini della
Luce, mostrò ad
essi la sua
Vergine che è la
sua anima,
quelli si
agitarono nei
loro abissi per
il desiderio di
esaltarsi al di
sopra di lei,
essi aprirono la
loro bocca nel
desiderio di
inghiottirla.
Egli ne
trattenne
saldamente il
potere, la
distese sopra di
loro, come rete
sopra i pesci,
la fece piovere
su di loro come
nuvole
purificate di
acqua, essa si
gettò dentro di
loro come un
lampo
penetrante. Si
insinuò nelle
loro parti più
interne, li legò
tutti, senza che
lo notassero»
(9,31- 10,19).
Il lettore
noterà nella
mutevole
immaginativa di
questo passo che
l'«armatura»
della maggior
parte dei testi
è sostituita
dalla «vergine»
come simbolo
dell'anima
(certamente
un'immagine più
conforme al
nostro gusto), e
che quest'ultima
viene
deliberatamente,
e più
efficacemente,
adoperata
dall'Uomo
Primordiale come
mezzo di guerra
offensiva: non
vi è cenno di
disfatta. Un
esempio della
libertà con cui
il pensiero
manicheo
maneggiava il
simbolismo.
Tuttavia anche
qui l'Uomo
Primordiale,
apparentemente
così vittorioso,
deve essere in
seguito «aiutato
a uscire
dall'abisso» da
«suo fratello»
(lo Spirito
Vivente: v.
sotto), il che
ci conduce di
nuovo al tema
dominante della
dottrina. Per
riprendere la
narrazione,
l'emissario
della Luce -
l'Uomo
Primordiale con
l'Anima e il suo
quintuplo
armamento -
nonostante il
successo nel
fermare il
nemico, è
afferrato dalla
Tenebra,
«stretto»,
intorpidito e
fuori dei sensi,
«perciò Dio fu
costretto a
creare il mondo»
per separare ciò
che era stato
mescolato.