Gli Angeli nella
Teologia
Gnostica di
Simone
di Filippo Goti
Oggetto
del presente
lavoro non è un
elemento
apparentemente
secondario del
sistema di Simon
Mago, e cioè il
ruolo e la
figura degli
angeli
all’interno
dell’universo
materiale e
spirituale dove
l’uomo gnostico
si trova ad
agire. Oggi
tende a
prevalere l’idea
che gli Angeli
siano delle
figure
spirituali il
cui ruolo è
quello di
messaggeri o
esecutori della
volontà divina,
ed in alcuni
casi il loro
ruolo è quello
di fattivi
protettori e
custodi della
vita umana.
Dobbiamo però
riscontrare che
la visione
moderna degli
angeli non
sempre risulta
coincidere con
quanto viene
tramandato nei
testi mistici e
religiosi del
mondo antico.
Dove gli Angeli,
a seconda dei
sistemi di
riferimento,
sono visti come
carcerieri
dell’uomo,
corrotti dalla
brama delle
passioni, oppure
guardiani di un
mondo inferiore
completamente
slegato dal
mondo superiore
divino.
Delle potenze
quindi
intermedie,
dotate di poteri
sovrumani la cui
autorità e
potenza non
deriva dal Padre
Celeste, ma da
una figura
intermedia il
Demiurgo (questo
ovviamente nei
sistemi
gnostici),
oppure creati da
Dio ma corrotti
dal desiderio
della carne (ad
esempio nel
libro di Enoch).
Infine vi sono i
sistemi
dualistici
mediorientali
dove sussistono
schiere di
Angeli figli dei
due coeterni
principi, Luce e
Tenebre, in
perenne lotta
fra di loro.
Tutto ciò ad
indicare
un’estrema
varietà di
sensibilità nei
confronti di
queste potenze,
non riducibili
alla visione
esclusivamente
positiva
odierna. La
quale spesso è
dimentica di
come anche nelle
religioni
giudaico-cristiane
sussiste un eco
attorno
all’ambivalente
natura angelica.
Sono infatti
angeli decaduti
dal loro ruolo
di campioni del
mondo divino, i
demoni e diavoli
che popolano le
inquietudini
umane. Inoltre
sarebbe bene
ricordarsi come
gli angeli
nell’antico
testamento sono
sovente
dispensatori di
morti,
distruzioni,
genocidi, ed un
innumerevole
serie di
atrocità agli
ordini del Dio
Tetragrammatico,
che anche per
questo è stato
visto dai
Maestri gnostici
come una
divinità preda
di passioni e
tormenti, ben
lontane da quel
mondo di purezza
tanto anelato
dagli uomini.
L’immagine che
abbiamo degli
angeli
nell’antico
testamento, nel
loro viaggio da
Sadoma e Gomorra
fino all’Egitto
con la strage
dei primogeniti,
è quella di
esseri con lo
sguardo pieno di
amore divino e
le ali inzuppate
di sangue.
Lo gnosticismo
di Simone ha
come elemento
caratterizzante
la centralità di
un ente
spirituale
femminile quale
causa sia della
caduta
pneumatica
dell’uomo, che
elemento di
attiva
redenzione
dell’uomo
stesso. Tale
prospettiva non
è estranea ad
altre scuole
gnostiche come
ad esempio i
sistemi
valentiniani e
barbelotiani.
«il primo
Pensiero della
Sua (divina)
mente, la madre
universale per
la quale fin dal
principio Egli
ebbe in mente di
creare angeli e
arcangeli”>>
L’ente divino,
la radice
spirituale,
attraverso la
propria mente
genera il
principio
formatore
femminile, la
cui ragione
d’essere è
quella di dare
forma e sostanza
ad altri esseri
spirituali: gli
angeli e gli
arcangeli.
Compito di
quest’ultimi è
quello di
tradurre
nella creazione
fattiva
la volontà
divina.
Ovviamente
osserviamo una
serie di
distacchi, di
separazioni
progressive, che
andranno si a
rappresentare
l’una il
riflesso
espressivo
dell’altra, ma
anche un
deterioramento
del pensiero
primigenio in un
fare che ne è
immagine.
Lo svolgimento
della narrazione
mitica di Simon
Mago si incentra
in seguito sulla
tragicità
dell’azione
della sua
controparte
femminile.
«Questa Epinoia,
generata da Lui
e comprendente
l'intenzione del
Padre,
discese nelle
regioni
inferiori e,
anticipando Lui,
generò gli
angeli e le
potenze
dalle quali è
stato fatto
questo mondo.
Dopo che li ebbe
generati, essa
fu
trattenuta da
loro per
invidia, perché
non volevano
venir
considerati
progenie di
qualcun altro.
Il Padre era
loro
completamente
sconosciuto: il
suo Pensiero,
tuttavia, era
trattenuto da
quegli angeli e
potenze emanate
da lei ed era
trascinato giù
dai cieli
eccelsi fino nel
cosmo. Essa
pativa ogni
sorta di
maltrattamenti
da parte loro,
affinché non
potesse tornare
in alto dal
Padre, fino
al punto che fu
rinchiusa in
carne umana e
migrò per secoli
di vaso in vaso
in
differenti corpi
femminili. E
poiché tutte le
Potenze se ne
contendevano il
possesso, lotta
e guerra si
scatenarono tra
le nazioni
ovunque essa
appariva. Così
essa fu anche
quell'Elena per
la quale si
combatté la
guerra troiana,
e in tal modo
Greci e barbari
contemplarono un
fantasma della
verità. Migrando
di corpo in
corpo, soffrendo
ingiuria in
ciascuno, essa
alla fine
divenne una
donna di
malaffare in un
bordello, e
questa è la
'pecora
perduta'».
In questa
narrazione
mitologica
l’Ente femminile
anticipando e
facendosi
interprete
del
volere del
Padre, che è a
ben vedere la
sua
controparte
maschile il seme
pensiero che in
lei prende
forma, discende
nel mondo
inferiore e da
vita alle
schiere
angeliche, le
quali mosse da
invidia la
imprigionano non
riconoscendo
nessuno al di
sopra di loro.
Se da un
lato possiamo
trovare il mito
dell’Ente
femminile
creatore anche
in altre
correnti
gnostiche, di
stampo
barbelotiano e
valentiniano,
nel sistema di
Simon Mago ha
una sfumatura
diversa legata
all’emancipazione
e al possesso.
Gli angeli
odiano e
maltrattano
l’ente femminile
in quanto non
riconoscono
nessuno sopra di
loro, nessuno a
cui attribuire
l’origine del
proprio potere.
Così come i
figli si
ribellano ai
propri genitori
per poter
compiere la
propria volontà,
essi non solo si
ribellano alla
Madre, ma la
soggiogano per
attestare in
questo modo la
propria potenza
assoluta. Al
contempo le
potenze
angeliche danno
vita ad
un’eterna lotta
per il possesso
della Barbelo,
della Sophia,
della Selene,
dell’Elena
celestiale. La
quale da Ente
formatore,
diviene elemento
non solo di
discordia, ma
anche di
manifestazione
di potere e di
dominio fra i
vari angeli.
Ecco quindi che
il mito della
Sophia-Elena-Barbelo,
cede il posto
alla centralità
della lotta fra
gli Angeli e la
gerarchia che
fra essi si
determina. Una
gerarchia di
forza, lotta, e
potere, dove la
corona di
regalità è il
possesso
dell’Ente
Femminile
creativo, oramai
ridotto ad
oggetto. Ogni
nazione della
terra è retta da
un Angelo che su
di essa ha piena
potestà, che la
influenza
sottilmente, e
che ne
rappresenta il
Genio e lo
Spirito che
l’anima.
Attraverso ogni
nuova guerra,
l’Angelo -
Arconte dimostra
il proprio
potere nei
confronti degli
altri Angeli
Arconti, in una
lotta fra
fratelli
perennemente
rivali, in
quanto nati
dall’errore. Gli
Angeli appaiano
come esseri
spirituali,
accecati dalla
propria
ignoranza di un
mondo superiore,
e mossi dalla
bramosia del
possesso di quel
principio vitale
e creativo
contenuto
nell’Elena
celestiale. La
riduzione di
essa ad oggetto,
a meretrice, non
rappresenta
altro che la
continuazione
della creazione
in forme sempre
più grossolane,
irruente ed
imperfette, in
una spasmodica
bramosia
copulativa del
fare, senza
intelletto che
lo regge. Angeli
Arconti mossi da
istinti che li
condizionano in
una continuità
esistenziale
retta da
violenza e
lussuria.
Ecco come nella
visione di
Simone emerge il
dio
tetragrammatico,
come quello più
potente fra gli
angeli, e
creatore delle
leggi che
governano il
mondo degli
uomini. Esso a
come espressione
di nazione umana
i giudei, ne è
il custode, il
legislatore, la
guida, in una
sorta di
connubio
totemico fra
popolo e dio.
Questa
demarcazione del
dio dell’Antico
Testamento come
potenza
inferiore, come
divinità
esclusivamente
legata alla
nazione ebraica,
e ignorante
dell’esistenza
di un Dio
trascendente
estraneo alla
creazione e agli
elementi di
questo mondo, la
ritroviamo in
molteplici altri
ambiti dello
gnosticismo,
come ad esempio
nel Dio occulto
di Basilide.
Dove il termine
occulto
significa non
conosciuto da
parte di tutti
gli attori e
comparse della
creazione. E’
qui interessante
la riflessione
di come gli
elementi del
patrimonio
gnostico siano
una sorte di
mosaico che deve
essere
pazientemente e
sapientemente
ricostruito,
attraverso
l’incensante
ricerca nei
meandri della
filosofia
gnostica delle
varie scuole, e
la capacità di
riuscire a far
riecheggiare il
mito in noi.
«Perciò [egli
dice] egli
venne, per prima
cosa per
risvegliare lei
e liberarla dai
suoi
legami, e poi
per portare la
salvezza a tutti
gli uomini per
mezzo della
conoscenza di
lui. Poiché,
siccome gli
angeli
governavano
malamente il
mondo,
perché ciascuno
di essi bramava
la superiorità
sugli altri,
egli era venuto
per
raddrizzare le
cose, ed era
disceso
trasformando e
assimilando se
stesso alle
virtù, alle
potenze e agli
angeli, cosicché
(eventualmente)
egli apparve
come
uomo tra gli
uomini, sebbene
non fosse uno di
essi, e si pensò
che avesse
patito
in Giudea,
sebbene non
abbia patito»
La pietà per la
sorte della
Sophia-Elena e
degli uomini,
muove l’Ente
superiore a
mandare un
proprio
messaggero, con
il fine di
portare la
salvezza per
mezzo della
conoscenza.
Questo
messaggero
salvifico, che
incarna il
principio che
vede la gnosi
come forma e
veicolo di
salvezza, assume
la forma, le
qualità, del
piano in cui
egli deve agire.
Eccolo quindi
uomo fra gli
uomini,
apparentemente
sotto il potere
degli
Angeli-Arconti,
ma portatore di
una verità che
libera, e che si
esprime nella
conoscenza che
esiste un Dio
oltre a loro.
Giungiamo quindi
ad un altro
elemento
centrale della
mitologia
gnostica, di
questa
narrazione epica
l’inganno degli
ingannatori. Lo
gnostico agisce,
o sembra agire,
in conformità
con le regole di
questo mondo, ma
in realtà
essendo esso
stesso portatore
di un’altra
verità ad essi
superiore, le
aggira, le
infrange, le
elude.
«In ogni cielo
ho assunto una
forma
differente,
secondo la forma
degli esseri in
ogni cielo, per
poter rimanere
nascosto agli
angeli che
governavano e
discendere
fino all'Ennoia,
che è chiamata
anche Prunikos e
Spirito Santo,
per mezzo
della quale ho
creato gli
angeli, i quali
a loro volta
hanno creato il
mondo e gli
uomini» (Haer.
XXI, 2, 4).
Esso, il
principio
salvifico e
redentivo,
l’eone di luce e
verità, il
Cristos, avrà la
forma di Angelo
Arconte fra gli
Angeli Arconti,
e di uomo fra
gli uomini.
Camminerà in
mezzo a loro, e
discenderà
ognuno dei
cieli, fino a
giungere sulla
terra alla
ricerca
dell’Elena
schiavizzata e
ridotta alla
prostituzione.
«I profeti hanno
pronunziato le
loro profezie
ispirati dagli
angeli che hanno
fatto
il mondo; perciò
coloro che hanno
posto la loro
speranza in lui
stesso e nella
sua
Elena non hanno
bisogno di farvi
attenzione e
possono fare
liberamente
quello
che a loro
piace. Perché
gli uomini sono
salvati dalla
sua grazia, non
dagli atti
virtuosi. Perché
le opere non
sono buone (o
cattive) per
loro natura, ma
per
disposizione
esterna: gli
angeli che hanno
fatto il mondo
le decretano
tali per
mezzo di
precetti di tal
fatta allo scopo
di asservire gli
uomini. Perciò
egli ha
promesso che
questo mondo
sarebbe dissolto
e che il suo
mondo sarebbe
liberato dal
dominio di
coloro che hanno
fatto il mondo»
(Iren., "Adv.
Haer." I,
23, 2-3).
Nella
visione di
Simone questo
mondo è
interamente, in
ogni suo singolo
aspetto,
espressione
degli Angeli
Arconti che lo
hanno generato.
I pesi, le
misure, le
regole, i
rapporti, le
forme, le norme,
che lo regolano
sono sigillo del
loro potere, e
attraverso di
questi
perpetuano il
proprio potere.
Gli stessi
profeti
dell’Antico
Testamento con
le loro
asserzioni
morali, altro
non sono che i
portatori della
volontà di
questi Angeli,
in quanto
direttamente da
essi ispirati.
Coloro che hanno
fede nel Cristo
liberatore
dell’Elena, sono
liberi da queste
leggi, in quanto
sanno che le
azioni di questo
mondo ed in
questo mondo non
hanno valore
spirituale.
Attraverso di
esse l’uomo non
si redime e si
salva, anzi si
consegna alla
prigionia.
L’uomo liberato
dal messaggero
di verità è
quindi chiamato
a perseguire una
via che si pone
al di fuori sia
della morale
profetica, sia
delle
costrizioni
della natura.
In conclusione,
come al pari di
altri antichi
sapienti, Simon
Mago ci tramanda
una visione
degli angeli che
è molto lontana
dalla
rassicurante
immagine che la
nostra epoca ha
tratteggiato per
loro. Queste
potenze qui sono
viste
esclusivamente
come il frutto
di un errore, e
che sono
corrette in ogni
loro azione,
inevitabilmente
frutto del loro
desiderio di
potenza.
Mossi
dalla bramosia
delle passioni,
dalla vanità di
porsi l’uno
sopra l’altro,
dal dominio
delle cose, essi
muovono le
nazioni come un
giocatore di
scacchi muove le
pedine sulla
scacchiera. Non
vi è redenzione
per gli uomini
attraverso i
dettami che essi
impongono, ma
solamente la
possibilità di
essere carnefici
o vittime. In un
gioco terreno,
che è il
disposto di un
giogo angelico.
E’ solamente
attraverso la
gnosi che l’uomo
può salvarsi da
questo furente
dominio, una
gnosi che è
portatrice della
verità di un Dio
trascendente da
questo mondo, e
da ogni legame
con questo
mondo.
Seppur non è il
luogo per
discorrere di
ciò, si può
solamente
accennare che
nel sistema di
Simon Mago ha
enorme
importanza la
teurgia, la
conoscenza di
particolari
parole e simboli
di potere, in
quanto è lo
strumento
attraverso cui
rompere il
sigillo e il
dominio di
queste potenze
angeliche. Arte
che ritroveremo
anche nel testo
barbelotiano la
Natura degli
Arconti, dove
gli
Angeli-Arconti
sono potenze
planetarie che
contrastano
l’ascesa
dell’anima
gnostica. La
mente da vita al
pensiero, il
pensiero
attraverso il
logos e
l’immagine
determina
l’azione che
tutto plasma.
Ecco quindi che
si compie
l’ascesa
dell’anima
gnostica
rompendo il
potere degli
Angeli Arconti,
conoscendo il
nome segreto di
ogni loro
qualità e
dominio,
rendendo quindi
palese a loro la
natura di cui
sono fatti, per
mezzo di una
conoscenza che
non trae origine
da questo mondo,
ma che è frutto
di una discesa
di verità dal
Regno del Padre.
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