26 Ottobre 2009,
questo mio
scritto
rettifica,
integra, e
ammenda ogni mio
scritto
precedente.
E' giunto il
momento di
affrontare una
questione nodale
del pensiero
gnostico antico,
spesso fonte di
confusione e
d’indebite
commistioni fra
questo e altre
forme
filosofiche.
Parleremo della
figura del
Demiurgo, ed
incidentalmente
della
prospettiva
gnostica nei
confronti del
mondo
fenomenico, e di
come questa
imponga una
radicale scelta
morale e
filosofica che è
andata
completamente
perduta nelle
moderne
espressioni
neognostiche.
Seppur il
Demiurgo trovi
perno anche
nella filosofia
platonica e
neoplatonica,
con identica
funzione
formatrice
rispetto allo
gnosticismo, si
distacca da
quest'ultimo per
l'ispirazione
che anima tale
funzione.
Il filosofo
metafisico
Platone nel
Timeo trova la
necessità di
eliminare la
separazione fra
il mondo
superiore delle
Idee, e il mondo
delle forme o
della realtà
sensibile, e
quindi
dell'uomo. Tale
compito è svolto
dal Demiurgo,
dall'artigiano
divino, che
riconduce ad
unità le
precedenti
categorie
concettuali,
altrimenti
assestanti la
prima nella sua
immutevolezza,
la seconda nella
sua mutevolezza.
Il Demiurgo
platonico è il
mediatore, il
formatore,
l'abile
artigiano che
plasma la
materia madre o
vergine, dando
forma al mondo
delle idee,
mosso quindi da
ispirazione
superiore. Esso
si pone al
centro del
fluire del tempo
e dello spazio,
precedendo il
tempo e lo
spazio. Il
Demiurgo traduce
nel divenire e
nella forma,
animato e
guidato
dall'idea del
Bene e del
Bello, il mondo
delle idee nel
mondo delle
forme, la sua
creazione non è
ex nihilo, ma in
realtà trattasi
di una
traduzione in
altro di ciò che
è preesistente,
trasmettendo la
forma ideale ad
una materia
pre-esistente.
Inevitabilmente
tale opera è
condizionata
dalla
subordinazione
ontologica del
mondo sensibile,
al mondo delle
idee, riducendo
quindi l'opera
ad
un'inevitabile
approssimazione
comunque
benevola e
coerente.
Se quanto sopra
è sommariamente
il ruolo e la
figura del
Demiurgo
platonico,
andiamo adesso a
trattare del
Demiurgo
gnostico e delle
differenze fra i
due.
Una trattazione
completa ed
avvincente di
questo la
troviamo
dell'apocrifo di
Giovanni, scuola
barbelotiana
anche se una
similare
configurazione
la ritroviamo
nel Rex Mundi
cataro, inserito
nella raccolta
edizioni Tea LA
GNOSI e il
Mondo. Troviamo
il Demiurgo o
primo Arconte
Jaldabaoth
impegnato a
formare il cielo
e la terra, e a
plasmare, con
l'ausilio di
angeli e demoni,
l'uomo. Un'opera
questa, frutto
del suo ricordo
del mondo
eonico, che
giammai ha
conosciuto, se
non per una
sorta di
reminescenza
spirituale
ricevuta dalla
Madre Sophia, la
quale per errore
ha dato movenza
alla caduta
pneumatica.
E' interessante
poi come in
Basilide come il
Demiurgo o Primo
Arconte, che si
manifesta come
il Dio
dell'Antico
Testamento, sia
redento dalla
discesa
dell'Eone
Cristo, nella
sua opera di
rettificazione
della varie
creazioni.
E' utile
ricordare che la
cosmogonia
gnostica,
malgrado abbia
in comune nelle
varie scuole e
formazioni la
presenza di due
principi
ontologici
avversi, è
oltremodo varia.
Mentre in alcune
scuole abbiamo
un radicale
dualismo
ontologico fra
bene e male,
dove il bene è
la Conoscenza e
il male è
l'Ignoranza, in
altre abbiamo
una creazione
ipostatica, nel
cui procedere si
è insinuato
l'errore e la
divergenza.
Ecco quindi che
in ambito dello
gnostico la
figura del
Demiurgo oscilla
fra il Creatore
Diabolico ed
imperfetto di
questo mondo, e
una potenza
inferiore da
redimere. Gli
Arconti, i suoi
figli, come
oppositori,
governatori
delle sfere
astrali, o dei
pianeti, o dei
cieli, che
attraverso
opportune parole
di passo (così
come nell'Antico
Egitto) dobbiamo
superare per
accedere al
Pleroma. Lo
gnosticismo
risolve in modo
radicale il
problema del "Perchè
del Male",
sostenendo che
esso è
intrinsecamente
presente nella
creazione, a
causa di un
errore della
stessa dettato
da un ente
inferiore.
L'ebraismo (da
Mosè ed Aronne
in poi) e le
religioni di
derivazione
cristiana,
inseriscono la
questione del
male all'interno
di un problema
di libera scelta
dell'uomo.
Satana
(l'avversario),
in queste
religioni, è un
elemento interno
alla creazione e
la sua azione è
permessa proprio
in accordo alla
libertà di
arbitrio
dell'uomo. Il
Dio degli Ebrei,
il quale
fattivamente
crea questo
mondo, lo
plasma,
relegando l'uomo
stesso ad una
vita di
travaglio e di
sofferenza, è
soggetto ad una
rivisitazione,
ad una rilettura
allegorica
capovolgendone
gli attributi,
ed individuando
in esso una
volontà di
contraffazione.
Che si esplica
nel suo
desiderio di
ricalcare nella
materia il mondo
superiore che a
lui stesso è
negato. Ricco è
nell'immaginario
gnostico il
simbolismo
legato alla
figura del
serpente, che
spesso
identificata con
il salvatore,
con il portatore
di Luce che
permette
all'uomo di
prendere
coscienza della
propria
condizione di
servitore del
Demiurgo.
Nel momento in
cui intendiamo
astrarci da un
piano religioso,
da una serie di
convenzioni
simboliche e
dialettiche,
assume rilevanza
non solo la
griglia
religiosa che
intendiamo
studiare o
leggere, ma
anche la
prospettiva che
anima la nostra
lettura. Nelle
religioni di
derivazione
abramatica
Satana è un
Angelo caduto,
che opera nel
tempo e nello
spazio
limitatamente al
potere
concessogli dal
Creatore. Satana
diviene una
sorta di
ostacolo utile,
che impone uno
sforzo alla
creatura, la
rinuncia, per
ricongiungersi
al proprio
creatore. Nello
gnosticismo è la
creazione tutta
che risulta
essere falsata,
contraffatta dal
Demiurgo. Il
quale in una
lettura
alternativa
della Bibbia
risulta
coincidere con
il Dio
dell’antico
testamento. Un
elemento
necessario per
gli gnostici che
non accettano il
Dio Buono e
Giusto,
espediente di
San Paolo per
colmare le
evidenti
discrepanze
spirituali fra
il dio
dell'antico e
del nuovo
testamento, così
come proposto
dalla nascente
Grande Chiesa
che iniziava a
muoversi verso
l'ortodossia, e
l'obbligo
storico e
teologico di non
rinunciare
all'ebraismo. Il
Dio dell'Antico
Testamento è il
Demiurgo, Cristo
è il Logos
incarnato, così
come enunciato
da San Giovanni,
venuto per
portare la
novella del vero
Dio posto oltre
la
manifestazione
stessa.
Non molti però
si interrogano
attorno alla
reale portata
dei miti e della
cosmogonia
gnostica, se
essa rappresenti
veramente un
universo animato
da lotta
pneumatica fra
due principi
contrapposti,
oppure che altro
non sia un
espediente per
ridurre
all'essenzialità
il rapporto fra
uomo e spirito.
In una sorta di
analisi
interiore, che
non vuole
fornire nessun
supporto,
nessuna
sicumera, o
consolatoria
risposta; bensì
depurando l'uomo
stesso da ogni
attesa di
clemenza e
provvidenza
esterna e
superiore.
Nella mia
ricerca
personale, pur
consapevole che
ogni uomo è il
demiurgo di se
stesso, leggo lo
gnosticismo
antico come un
momento di
sincerità e
verità per
l'uomo
dall'uomo.
Poiché
liberandoci da
ogni speranzosa
attesa di
intercessioni
superiori, ci
pone
drammaticamente
artefici del
nostro destino.