1. Introduzione
I.A.O. è un
potente mantra
(parola di
potere, o di
potenza) legato
ai riti di
iniziazione,
alla magia
sessuale e alle
pratiche di
alchimia
sessuale (la
differenza
fondamentale fra
le due ultime
operatività è da
ricercarsi nella
volontà di
ottenere effetti
magici
proiettivi,
oppure
un’alterazione
del livello
conoscenziale e
coscienziale).
Il pubblico
solitamente
ignora che
I.A.O. è uno dei
nomi con cui gli
antichi padri
gnostici di
origine
alessandrina,
portatori di una
visione non
duale,
attribuivano al
Dio Segreto, il
Padre Occulto
che precede il
Demiurgo (il
creatore di
questo piano
manifestativo).
Ancora non molti
sono a
conoscenza che
uno degli
innumerevoli
nomi di Horus,
la divinità
solare chiamata
a succedere sul
Trono del Regno
d’Egitto, e
generata da
Osiride e Iside,
era proprio
I.A.O., e questo
a sancire la
catena
iniziatica
esistente fra
gli gnostici
alessandrini e i
sacerdoti
dell’Antico
Egitto.
Come insegnano
la magia
salomonica e
cabbalistica, e
come ogni
orientalista
dovrebbe saper
bene, racchiuso
nel suono vi è
la potenza del
verbo, e nel
verbo la
manifestazione
intellettiva del
divino. Per
risonanza,
quindi per
effetto
simpatico, nel
vuoto del locus
mentale, che
abbiamo
provveduto a
edificare
durante la fase
iniziale della
pratica, la
vibrazione della
parola di
potenza plasma
il nostro intimo
nella forma e
nella sostanza
delle qualità
divine raccolte
nel verbo
stesso. Se
comprendiamo che
lo I.A.O.
gnostico
corrisponde a
A.U.M., il suono
radice della
creazione nella
tradizione
vedica, e
quindi, per
traslazione, al
mantra AMEN
nella tradizione
cristiana, non
possiamo che
rimanere
atterriti
innanzi alla
potenza
immaginifica ed
evocativa in
esso intrinseca,
e agli effetti
che ciò può
comportare nella
mente, nel corpo
e nell’anima
dell’iniziato,
adeguatamente
preposti al suo
accoglimento.
Il mantra I.A.O.
non è mancato di
essere oggetto
di attenzione da
parte di scuole,
e chiese,
esoteriche
aventi radici
gnostiche.
Prenderemo in
considerazione
quanto
insegnato,
attorno a questo
mantra, da parte
di Aleister
Crowley e da
Arnoldo
Krumm-Heller,
rappresentativi
di due realtà
esoteriche fra
loro
contrapposte per
finalità ultima
dell’iniziato
(sia che egli ne
sia o meno
consapevole), ed
effettueremo una
rapida
incursione nello
gnosticismo
delle origini e
nella cabbala.
2. Aleister
Crowley e I.A.O
Inizierò
parlando della
valenza che
Crowley diede a
tale «mantra».
Crowley
sosteneva, e in
questo non molto
si discostava da
alcune scuole
gnostiche, che
questo mondo è
illusorio, e
formato da
tenebre, in cui
l’uomo non
iniziato si
muove
brancolante
nell’ingannevole
ombra. Crowley
insiste sulla
necessità di
trovare la luce
magica per
«vedere» il vero
mondo, e come
questo obiettivo
sia connesso
proprio alla
formula IAO, e
su questo
argomentare
effettivamente
vi è ben poco da
eccepire. Tale
dettato si
innesta poi
sulla visione
cosmogonica, del
Crowley, degli
eoni
susseguenti,
ognuno dei quali
governato e
rappresentato da
una particolare
manifestazione
divina. Per il
magista inglese
la misura
temporale (eone)
appena conclusa
era ascrivibile
al Dio morente
dei cristiani,
Gesù, per cui
nell’attuale
porzione
temporale
intermedia, fra
il vecchio che
persiste e il
nuovo che ancora
non esiste, si
dovrebbe
ufficiare per
l’avvento del
nuovo eone
presieduto da
Horus (figlio di
Iside e
Osiride), di cui
ricordiamo che
I.A.O. è uno dei
molteplici nomi.
In base a tale
visione
cosmogonica ecco
la formula di
iniziazione
thelemita che
viene proposta:
I= ISIDE
A= APOPHIS
O= OSIRIDE
Mors janua vitae
- Vita janua
mortis
Nelle frasi
latine sopra
indicate, di
corredo al
rituale di
iniziazione, vi
è raccolta la
filosofia
sottostante:
«la morte è la
porta della
vita; la vita è
la porta
della morte.»
Iside
rappresenta la
natura idilliaca
e perfetta,
violentata da
Apophis il
distruttore, e
resa e
glorificata da
Osiride: una
dottrina della
morte profana e
resurrezione
esoterica.
Mentre a livello
di microcosmo
uomo, Iside è la
condizione di
stato dell’uomo
stesso, prima
dell’iniziazione,
Apophis, il
divoratore del
Sole,
rappresenta la
corrente magica
che si scatena
sulla condizione
di stato, e
Osiride
rappresenta
l’uomo nuovo, e
reintegrato
nella sua
funzione divina.
Il valore
cabbalistico
della formula di
IAO, così come
espressa da
Crowley era 666,
il numero
dell’araldo
della bestia,
quindi di fatto
se il sistema
delle
corrispondenze
da lui
determinato ha
un proprio
fondamento
l’adepto si
inizia ad essere
consacrato
all’elemento
caotico e
distruttivo di
ogni
manifestazione
divina, e tale
atto dovrebbe
simboleggiare,
almeno a parole,
la nascita di un
nuovo
equilibrio.
Ma in tale
formula vi
è una
contraddizione
in termini. Se è
vero, come
sostiene
Crowley, che
l’Eone del
Cristo è
morente, e che
esso deve essere
sostituito da
quello di Horus,
il dio
vittorioso,
perché attardare
l’adepto in
un’iniziazione
osiriaca, di sua
stessa
mitologica
natura, superata
e perdente
innanzi a Seth,
di cui Apophis è
una delle
manifestazioni?
Ciò non viene
detto, lasciando
libero il campo
a varie
supposizioni e
interrogativi.
In conclusione,
è necessario
ricordare che la
formula I.A.O.
(Iside Apophis
Osiride) non è
un parto
originale di
Crowley, ma una
traslazione, e
uno
stravolgimento,
nel paradigma
thelemita
dall’Analisi
della parola
chiave I.N.R.I.=
I.A.O. presente
nella Cerimonia
di iniziazione
dell’Adeptus
Minor.
Nella messa
gnostica (?!)
della Chiesa
gnostica
cattolica, la
formula IAO è
legata ad una
espressione di
potenza e di
identificazione
nel Dio supremo
da parte del
sacerdote
ufficiante:
Tratto dal
LIBER XV
passo 31:
IL SACERDOTE: IO
IO IO IAO SABAO
KURIE ABRASAX
KURIE MEITHRAS
KURIE FALLE. IO
PAN IO PAN PAN
IO ISCURON IO
ATANATON IO
ABROTON IO IAO.
CAIRE FALLE
CAIRE PAMFAGE
CAIRE
PANGENETOR.
AGIOS AGIOS
AGIOS IAO.
3 Il Mantra
I.A.O. nella
Fraternitas
Rosicruciana
Antiqua -
Arnoldo
Krumm-Heller
La F.R.A. di
Heller (massone,
martinista,
rosa+croce) e la
linea iniziatica
da essa discesa
è spesso ignota
al grande
pubblico
incuriosito di
cose esoteriche.
Vale la pena
ricordare,
seppur
brevemente, che
il cuore
pulsante di
questo ordine
magico-sacerdotale,
è rappresentato
da una Chiesa e
da una liturgia
gnostica, avente
come finalità la
reintegrazione
dell’Uno, da
parte dell’uomo.
Il Maestro
Huiracocha
(Heller), nella
Chiesa Gnostica,
un testo
presente in
unica edizione
in Italia, e
oramai fuori
catalogo, scrive
quanto segue:
«Diodoro disse:
sappiate che tra
tutti gli Dei il
più elevato è
I.A.O. Ade è
l’inverno, Zeus
comincia in
primavera, Elio
d’estate e in
autunno
I.A.O.... I.A.O.
è Iovis Pater, è
Iuppiter.
Iuppiter che i
Giudei chiamano
senza ragione
Jahvéh. I.A.O.
offre
sostanzioso vino
di vita, mentre
Iuppiter è uno
schiavo del
sole».
I. Ignis (fuoco,
anima).
A. Aqua (acqua,
sostanza).
O. Origo (causa,
aria, origine).
Huiracocha dice:
«I.A.O. è il
nome Dio tra gli
Gnostici». Lo
spirito divino è
simbolizzato
dalla vocale O,
che è il circolo
eterno. La
lettera I
simbolizza
l’Essere interno
di ogni uomo,
però ambedue si
mescolano con la
lettera A, come
punto
d’appoggio.
I.A.O. è il
potente mantra o
parola magica,
che si deve
cantare quando
pratichiamo
magia sessuale
con la sposa
sacerdotessa. Il
divino Salvatore
del mondo,
quando praticava
con la
sacerdotessa
nella piramide
di Kefren,
cantava insieme
a lei il
poderoso mantra
sacro del fuoco
I.N.R.I. Il
Signore di ogni
adorazione
praticò in
Egitto con la
sua Iside.
All’interno di
questa visione
magico
operativa, il
mantra I.A.O.
assume valenza
rigeneratrice di
una precedente
condizione di
stato perduta,
attraverso la
pratica di
trasmutazione di
ciò che è grezzo
in nobile.
Usciamo da un
contesto
magico-cerimoniale,
fondante su
iniziazioni
intime, per
inserirci in una
realtà
magica-operativa
a due vasi,
profondamente
legata al
simbolismo della
fertilità e
della rinascita
espresso dalla
morte in Croce
di Gesù Cristo,
che donando
l’acqua mista al
sangue, permette
all’uomo di
rinascere:
transustanziazione.
4.
I.A.O.
nell’antico
gnosticismo
Uscendo dalle
divagazioni, non
sempre lineari
dell’esoterismo
moderno, e
addentrandoci
nell’antico
gnosticismo,
possiamo vedere
come la formula
I.A.O. fosse
presente in
rituali di
iniziazione e
consacrazione.
La differenza
fra i primi e i
secondi risiede
nel ricevimento
dell’investitura
iniziatica e nel
potere di
trasmettere
l’iniziazione.
Ecco un passo
tratto dalla
redenzione
angelica
(pratica
attraverso la
quale il
consacrato
diviene cosa
unica con il
proprio spirito
angelico:
l’anima incontra
lo spirito) di
un rituale
marcosiano
(scuola
alessandrina):
«Io sono
confermato e
redento; io
redimo l’anima
mia da questo
eone, e da tutto
ciò che da
questo proviene;
nel nome di
I.A.O., che
redense l’anima
sua, nella
redenzione in
Cristo, il
vivente.» La
risposta della
comunità: «Pace
a tutti coloro
sui quali questo
nome riposa.»
La formula di
cui sopra può
essere letta
ponendo
l’accento sulla
funzione
redentrice della
potenza IAO,
verso le anime
degli spiriti
inferiori (gli
angeli caduti),
e quindi come
giudice e padre
supremo a cui
l’iniziato si
deve affidare
per completare
il percorso che
lo ha visto
allontanarsi (la
caduta
pneumatica)
dalla casa del
Padre (che
adesso non più
conosce),
provare dolore
(causa
lontananza) nel
mondo della
materia (ad
opera del
piccolo e cieco
Demiurgo: il Dio
dell’Antico
Testamento), e
il
ricongiungimento
nella camera
nuziale celeste.
Nel codice
Askew,
troviamo ancora
la formula
I.A.O.,
attraverso
estratti del
libro del
Salvatore. Ecco
il passo:
«Gesù sta di
fronte ad un
altare e,
insieme ai suoi
discepoli, si
volge ai quattro
punti cardinali,
invocando tre
volte il nome
IAO, la cui
interpretazione
è: I (il Pleroma
è andato fuori),
A (essi
torneranno
dentro), O (vi
sarà una fine
delle fini).
Segue una
mistica formula
dove Gesù invoca
il Padre
affinché anche
sui discepoli
discenda la
luce.
Proferendo tre
volte per ognuno
dei punti
cardinali la
formula IAO,
otteniamo il
numero 12,
indissolubilmente
legato alla
tradizione
solare,
incarnata da
Gesù in Cristo.
Seppur con
apparente
differenza, in
realtà i due
passi menzionati
indicano
identica
funzione di IAO
come vettore e
dispensatore di
redenzione.
Leggiamo nella
citazione dal
codice di
Askew una
valenza di
scongiuro, e
quindi di
dominanza, sulla
manifestazione
tutta, ma anche
riassuntiva di
tutto il
travaglio
spirituale
umano, che viene
ricondotto ad
una crisi
interna al
Pleroma:
suggerendo che
la fine dei
tempi avverrà
con il ritorno
dell’ultimo
spirito caduto
in seno al
Pleroma stesso.
5.
I.A.O, Cabbala e
mitologia greca
La questione
aperta è da
riferirsi alla
possibilità o
alla non
possibilità che
la formula IAO
abbia qualche
attinenza con la
religione
ebraica, o la
casta
sacerdotale
giudea. Seguendo
un ragionamento
assolutamente
logico è da
escludersi, e
questo perché la
formula IAO è da
sempre legata,
oggi come ieri,
ad ambienti
iniziatici a
carattere
esoterico, e non
afferente alla
sfera mesoterica
della religione.
Il ceppo
gnostico
portatore del
mantra I.A.O. è
inoltre
riconducibile a
quello
alessandrino,
legato
all’influsso del
pensiero
platonico e
neoplatonico,
dove con
maggiore
attinenza IAO
potrebbe ben
rappresentare
una rilettura
del nome del dio
Bacco, legato
alla conoscenza
occulta e al
potere creativo,
e non per ultimo
ai riti di
iniziazione
neoplatonici.
Ma tale
interpretazione
ha lo stesso
valore di ogni
suggerimento
volto ad una
traslitterazione
del
Tetragrammaton
della Cabbala
(YHVH), è
quindi
assolutamente
arbitraria, non
provata, e
legata
all’inflessione
del singolo
ricercatore. Al
più
possiamo
registrare
un’assonanza di
IAO con il nome
divino
attribuito alla
sephiroth
Chochmah, il
quale è IAH, e
questo può
essere un
interessante
punto di
partenza, tutto
il rimanente è
avvolto nella
nebbia.
Anche se è
affascinante
l’ipotesi che
circoli
cabbalistici,
ambienti
gnostici
alessandrini e
cerchi
iniziatici
dell’antica
Grecia fossero
legati da
identico
riconoscimento
di un Dio
Occulto al Dio
Creatore.
6.
Conclusioni e
operatività
Per quanto sopra
evidenziato,
dobbiamo
ritenere che la
formula
tradizionale
I.A.O. dal nome
del Dio segreto,
negli autentici
ordini gnostici
è la seguente:
Fuoco, Acqua,
Spirito; in
quanto
espressiva di
redenzione e
armonia, e non
tanto di
violenza caotica
impressa
sull’iniziato,
di cui esso è
poi portatore
più o meno
consapevole. Il
significante
della formula è:
«L’acqua della
vita racchiusa
nell’uomo e
nella donna,
sottoposta alla
fiamma
dell’Amore
Sacro, rigenera
lo Spirito degli
incorruttibili
perfetti: gli
gnostici.»
In tale lettura
non vi è
rottura, non vi
è dispersione,
non vi è
contrapposizione,
ma armonia e
perfetta
identità fra
Horus (il
restauratore del
regno d’Egitto)
e il Cristo (il
restauratore
dell’Uomo Dio),
come
continuatore
della tradizione
misterica
egizia. A
ulteriore
suffragio di
quanto sopra
detto, se
analizziamo
I.H.S., il
monogramma
greco/latino del
nome del Maestro
Gesù, notiamo
che può essere
letto come
l’acronimo di
Iside, Horus,
Seth.
Iside, la madre,
è il principio
vitale, l’eterno
utero metafisico
da cui esce ogni
vita, fronteggia
il principio
della
distruzione del
caos,
rappresentato da
Seth. Horus,
nascosto da
Iside alla furia
di Seth, fino a
quando non
diviene forte a
sufficienza da
affrontarlo,
conosce
anch’esso la
forza
distruttiva,
sconfiggendo
l’insidioso
divino parente,
per poi
restaurare il
Regno
(edificazione
del Tempio
intimo come
riflesso del
Tempio Celeste).
Ecco quindi
HORUS l’uomo Dio
vittorioso su
Seth, che ha
conosciuto la
vita, la morte e
la rinascita.
Ecco quindi il
Cristificato,
l’uomo Dio
vittorioso su
Satana, che ha
conosciuto la
vita profana, la
morte
psicologica in
Croce, e la
rinascita nello
Spirito.
Se anche vi può
essere una
qualche
riconduzione ad
ambienti
cabbalistici
della formula
I.A.O., si deve
ricordare che il
rapporto
esistente fra
essi e la casta
sacerdotale
giudaica non è
equiparabile a
quello esistente
fra i circoli
gnostici e il
cattolicesimo. I
primi
rappresentano
una scialuppa di
salvataggio di
illuminati in un
oceano agitato
da malevoli
correnti
perenni, i
secondi i
custodi della
fiamma, di un
movimento di
redenzione
universale
momentaneamente
cristallizzatosi
in forme
dogmatiche e
sociali.
In estrema
conclusione,
nella pratica
esoterica a due
vasi: la vocale
I comporta la
vibrazione della
ghiandola
pineale,
connessa
all’anima
presente in ogni
uomo, seppur a
livello
embrionale. La
vocale A pone in
vibrazione il
veicolo fisico,
trasformandolo
in un’enorme
cassa di
risonanza, che
per simpatia
andrà ad
influenzare ogni
centro
dell’uomo. La O
fa vibrare la
zona legata al
plesso solare,
trasmutando
l’acqua della
vita fino a
convertirla in
energie
cristiche che
ascendono
vittoriosamente
fino al
cervello,
inseminandolo.
Il mantra IAO,
intonato dalla
sacra coppia,
permette il
lavoro della
spada e della
coppa
(impersonati dal
Dio Toth-Ibis)
sulla pietra
cubica.