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La Formula I.A.O
di Filippo Goti



1. Introduzione

 

I.A.O. è un potente mantra (parola di potere, o di potenza) legato ai riti di iniziazione, alla magia sessuale e alle pratiche di alchimia sessuale (la differenza fondamentale fra le due ultime operatività è da ricercarsi nella volontà di ottenere effetti magici proiettivi, oppure un’alterazione del livello conoscenziale e coscienziale).

Il pubblico solitamente ignora che I.A.O. è uno dei nomi con cui gli antichi padri gnostici di origine alessandrina, portatori di una visione non duale, attribuivano al Dio Segreto, il Padre Occulto che precede il Demiurgo (il creatore di questo piano manifestativo). Ancora non molti sono a conoscenza che uno degli innumerevoli nomi di Horus, la divinità solare chiamata a succedere sul Trono del Regno d’Egitto, e generata da Osiride e Iside, era proprio I.A.O., e questo a sancire la catena iniziatica esistente fra gli gnostici alessandrini e i sacerdoti dell’Antico Egitto. 

 

Come insegnano la magia salomonica e cabbalistica, e come ogni orientalista dovrebbe saper bene, racchiuso nel suono vi è la potenza del verbo, e nel verbo la manifestazione intellettiva del divino. Per risonanza, quindi per effetto simpatico, nel vuoto del locus mentale, che abbiamo provveduto a edificare durante la fase iniziale della pratica, la vibrazione della parola di potenza plasma il nostro intimo nella forma e nella sostanza delle qualità divine raccolte nel verbo stesso. Se comprendiamo che lo I.A.O. gnostico corrisponde a A.U.M., il suono radice della creazione nella tradizione vedica, e quindi, per traslazione, al mantra AMEN nella tradizione cristiana, non possiamo che rimanere atterriti innanzi alla potenza immaginifica ed evocativa in esso intrinseca, e agli effetti che ciò può comportare nella mente, nel corpo e nell’anima dell’iniziato, adeguatamente preposti al suo accoglimento.

 

Il mantra I.A.O. non è mancato di essere oggetto di attenzione da parte di scuole, e chiese, esoteriche aventi radici gnostiche. Prenderemo in considerazione quanto insegnato, attorno a questo mantra, da parte di Aleister Crowley e da Arnoldo Krumm-Heller, rappresentativi di due realtà esoteriche fra loro contrapposte per finalità ultima dell’iniziato (sia che egli ne sia o meno consapevole), ed effettueremo una rapida incursione nello gnosticismo delle origini e nella cabbala.

 

 

2. Aleister Crowley e I.A.O

 

Inizierò parlando della valenza che Crowley diede a tale «mantra». Crowley sosteneva, e in questo non molto si discostava da alcune scuole gnostiche, che questo mondo è illusorio, e formato da tenebre, in cui l’uomo non iniziato si muove brancolante nell’ingannevole ombra. Crowley insiste sulla necessità di trovare la luce magica per «vedere» il vero mondo, e come questo obiettivo sia connesso proprio alla formula IAO, e su questo argomentare effettivamente vi è ben poco da eccepire. Tale dettato si innesta poi sulla visione cosmogonica, del Crowley, degli eoni susseguenti, ognuno dei quali governato e rappresentato da una particolare manifestazione divina. Per il magista inglese la misura temporale (eone) appena conclusa era ascrivibile al Dio morente dei cristiani, Gesù, per cui nell’attuale porzione temporale intermedia, fra il vecchio che persiste e il nuovo che ancora non esiste, si dovrebbe ufficiare per l’avvento del nuovo eone presieduto da Horus (figlio di Iside e Osiride), di cui ricordiamo che I.A.O. è uno dei molteplici nomi.

In base a tale visione cosmogonica ecco la formula di iniziazione thelemita che viene proposta:    

 

I= ISIDE

A= APOPHIS

O= OSIRIDE

Mors janua vitae - Vita janua mortis

 

Nelle frasi latine sopra indicate, di corredo al rituale di iniziazione, vi è raccolta la filosofia sottostante:

«la morte è la porta della vita; la vita è la porta  della morte.»

 

Iside rappresenta la natura idilliaca e perfetta, violentata da Apophis il distruttore, e resa e glorificata da Osiride: una dottrina della morte profana e resurrezione esoterica. Mentre a livello di microcosmo uomo, Iside è la condizione di stato dell’uomo stesso, prima dell’iniziazione, Apophis, il divoratore del Sole, rappresenta la corrente magica che si scatena sulla condizione di stato, e Osiride rappresenta l’uomo nuovo, e reintegrato nella sua funzione divina. Il valore cabbalistico della formula di IAO, così come espressa da Crowley era 666, il numero dell’araldo della bestia, quindi di fatto se il sistema delle corrispondenze da lui determinato ha un proprio fondamento l’adepto si inizia ad essere consacrato all’elemento caotico e distruttivo di ogni manifestazione divina, e tale atto dovrebbe simboleggiare, almeno a parole, la nascita di un nuovo equilibrio.

 

Ma in tale formula  vi è una contraddizione in termini. Se è vero, come sostiene Crowley, che l’Eone del Cristo è morente, e che esso deve essere sostituito da quello di Horus, il dio vittorioso, perché attardare l’adepto in un’iniziazione osiriaca, di sua stessa mitologica natura, superata e perdente innanzi a Seth, di cui Apophis è una delle manifestazioni? Ciò non viene detto, lasciando libero il campo a varie supposizioni e interrogativi.

 

In conclusione, è necessario ricordare che la formula I.A.O. (Iside Apophis Osiride) non è un parto originale di Crowley, ma una traslazione, e uno stravolgimento, nel paradigma thelemita dall’Analisi della parola chiave I.N.R.I.= I.A.O. presente nella Cerimonia di iniziazione dell’Adeptus Minor.

 

Nella messa gnostica (?!) della Chiesa gnostica cattolica, la formula IAO è legata ad una espressione di potenza e di identificazione nel Dio supremo da parte del sacerdote ufficiante:

 

Tratto dal LIBER XV passo 31:

 

IL SACERDOTE: IO IO IO IAO SABAO KURIE ABRASAX KURIE MEITHRAS KURIE FALLE. IO PAN IO PAN PAN IO ISCURON IO ATANATON IO ABROTON IO IAO. CAIRE FALLE CAIRE PAMFAGE CAIRE PANGENETOR. AGIOS AGIOS AGIOS IAO.

 

 

3 Il Mantra I.A.O. nella Fraternitas Rosicruciana Antiqua - Arnoldo Krumm-Heller

 

La F.R.A. di Heller (massone, martinista, rosa+croce) e la linea iniziatica da essa discesa è spesso ignota al grande pubblico incuriosito di cose esoteriche. Vale la pena ricordare, seppur brevemente, che il cuore pulsante di questo ordine magico-sacerdotale, è rappresentato da una Chiesa e da una liturgia gnostica, avente come finalità la reintegrazione dell’Uno, da parte dell’uomo.

Il Maestro Huiracocha (Heller), nella Chiesa Gnostica, un testo presente in unica edizione in Italia, e oramai fuori catalogo, scrive quanto segue:

 

«Diodoro disse: sappiate che tra tutti gli Dei il più elevato è I.A.O. Ade è l’inverno, Zeus comincia in primavera, Elio d’estate e in autunno I.A.O.... I.A.O. è Iovis Pater, è Iuppiter. Iuppiter che i Giudei chiamano senza ragione Jahvéh. I.A.O. offre sostanzioso vino di vita, mentre Iuppiter è uno schiavo del sole».

 

I. Ignis (fuoco, anima).

A. Aqua (acqua, sostanza).

O. Origo (causa, aria, origine).

 

Huiracocha dice: «I.A.O. è il nome Dio tra gli Gnostici». Lo spirito divino è simbolizzato dalla vocale O, che è il circolo eterno. La lettera I simbolizza l’Essere interno di ogni uomo, però ambedue si mescolano con la lettera A, come punto d’appoggio. I.A.O. è il potente mantra o parola magica, che si deve cantare quando pratichiamo magia sessuale con la sposa sacerdotessa. Il divino Salvatore del mondo, quando praticava con la sacerdotessa nella piramide di Kefren, cantava insieme a lei il poderoso mantra sacro del fuoco I.N.R.I. Il Signore di ogni adorazione praticò in Egitto con la sua Iside. 

 

All’interno di questa visione magico operativa, il mantra I.A.O. assume valenza rigeneratrice di una precedente condizione di stato perduta, attraverso la pratica di trasmutazione di ciò che è grezzo in nobile. Usciamo da un contesto magico-cerimoniale, fondante su iniziazioni intime, per inserirci in una realtà magica-operativa a due vasi, profondamente legata al simbolismo della fertilità e della rinascita espresso dalla morte in Croce di Gesù Cristo, che donando l’acqua mista al sangue, permette all’uomo di rinascere: transustanziazione.

 

 

4. I.A.O. nell’antico gnosticismo

 

Uscendo dalle divagazioni, non sempre lineari dell’esoterismo moderno, e addentrandoci nell’antico gnosticismo, possiamo vedere come la formula I.A.O. fosse presente in rituali di iniziazione e consacrazione. La differenza fra i primi e i secondi risiede nel ricevimento dell’investitura iniziatica e nel potere di trasmettere l’iniziazione.

 

Ecco un passo tratto dalla redenzione angelica (pratica attraverso la quale il consacrato diviene cosa unica con il proprio spirito angelico: l’anima incontra lo spirito) di un rituale marcosiano (scuola alessandrina):

 

«Io sono confermato e redento; io redimo l’anima mia da questo eone, e da tutto ciò che da questo proviene; nel nome di I.A.O., che redense l’anima sua, nella redenzione in Cristo, il vivente.» La risposta della comunità: «Pace a tutti coloro sui quali questo nome riposa.»

 

La formula di cui sopra può essere letta ponendo l’accento sulla funzione redentrice della potenza IAO, verso le anime degli spiriti inferiori (gli angeli caduti), e quindi come giudice e padre supremo a cui l’iniziato si deve affidare per completare il percorso che lo ha visto allontanarsi (la caduta pneumatica) dalla casa del Padre (che adesso non più conosce), provare dolore (causa lontananza) nel mondo della materia (ad opera del piccolo e cieco Demiurgo: il Dio dell’Antico Testamento), e il ricongiungimento nella camera nuziale celeste.

 

Nel codice Askew, troviamo ancora la formula I.A.O., attraverso estratti del libro del Salvatore. Ecco il passo:

 

«Gesù sta di fronte ad un altare e, insieme ai suoi discepoli, si volge ai quattro punti cardinali, invocando tre volte il nome IAO, la cui interpretazione è: I (il Pleroma è andato fuori), A (essi torneranno dentro), O (vi sarà una fine delle fini). Segue una mistica formula dove Gesù invoca il Padre affinché anche sui discepoli discenda la luce.

 

Proferendo tre volte per ognuno dei punti cardinali la formula IAO, otteniamo il numero 12, indissolubilmente legato alla tradizione solare, incarnata da Gesù in Cristo. Seppur con apparente differenza, in realtà i due passi menzionati indicano identica funzione di IAO come vettore e dispensatore di redenzione. Leggiamo nella citazione dal codice di Askew una valenza di scongiuro, e quindi di dominanza, sulla manifestazione tutta, ma anche riassuntiva di tutto il travaglio spirituale umano, che viene ricondotto ad una crisi interna al Pleroma: suggerendo che la fine dei tempi avverrà con il ritorno dell’ultimo spirito caduto in seno al Pleroma stesso.

 

 

5. I.A.O, Cabbala e mitologia greca

 

La questione aperta è da riferirsi alla possibilità o alla non possibilità che la formula IAO abbia qualche attinenza con la religione ebraica, o la casta sacerdotale giudea. Seguendo un ragionamento assolutamente logico è da escludersi, e questo perché la formula IAO è da sempre legata, oggi come ieri, ad ambienti iniziatici a carattere esoterico, e non afferente alla sfera mesoterica della religione.

Il ceppo gnostico portatore del mantra I.A.O. è inoltre riconducibile a quello alessandrino, legato all’influsso del pensiero platonico e neoplatonico, dove con maggiore attinenza IAO potrebbe ben rappresentare una rilettura del nome del dio Bacco, legato alla conoscenza occulta e al potere creativo, e non per ultimo ai riti di iniziazione neoplatonici.

Ma tale interpretazione ha lo stesso valore di ogni suggerimento volto ad una traslitterazione del Tetragrammaton della Cabbala (YHVH),  è quindi assolutamente arbitraria, non provata, e legata all’inflessione del singolo ricercatore. Al più  possiamo registrare un’assonanza di IAO con il nome divino attribuito alla sephiroth Chochmah, il quale è IAH, e questo può essere un interessante punto di partenza, tutto il rimanente è avvolto nella nebbia.

Anche se è affascinante l’ipotesi che circoli cabbalistici, ambienti gnostici alessandrini e cerchi iniziatici dell’antica Grecia fossero legati da identico riconoscimento di un Dio Occulto al Dio Creatore.

 

 

6. Conclusioni e operatività

 

Per quanto sopra evidenziato, dobbiamo ritenere che la formula tradizionale I.A.O. dal nome del Dio segreto, negli autentici ordini gnostici è la seguente: Fuoco, Acqua, Spirito; in quanto espressiva di redenzione e armonia, e non tanto di violenza caotica impressa sull’iniziato, di cui esso è poi portatore più o meno consapevole. Il significante della formula è:

 

«L’acqua della vita racchiusa nell’uomo e nella donna, sottoposta alla fiamma dell’Amore Sacro, rigenera lo Spirito degli incorruttibili perfetti: gli gnostici.»

 

In tale lettura non vi è rottura, non vi è dispersione, non vi è contrapposizione, ma armonia e perfetta identità fra Horus (il restauratore del regno d’Egitto) e il Cristo (il restauratore dell’Uomo Dio), come continuatore della tradizione misterica egizia. A ulteriore suffragio di quanto sopra detto, se analizziamo I.H.S., il monogramma greco/latino del nome del Maestro Gesù, notiamo che può essere letto come l’acronimo di Iside, Horus, Seth.

Iside, la madre, è il principio vitale, l’eterno utero metafisico da cui esce ogni vita, fronteggia il principio della distruzione del caos, rappresentato da Seth. Horus, nascosto da Iside alla furia di Seth, fino a quando non diviene forte a sufficienza da affrontarlo, conosce anch’esso la forza distruttiva, sconfiggendo l’insidioso divino parente, per poi restaurare il Regno (edificazione del Tempio intimo come riflesso del Tempio Celeste). Ecco quindi HORUS l’uomo Dio vittorioso su Seth, che ha conosciuto la vita, la morte e la rinascita. Ecco quindi il Cristificato, l’uomo Dio vittorioso su Satana, che ha conosciuto la vita profana, la morte psicologica in Croce, e la rinascita nello Spirito.

 

Se anche vi può essere una qualche riconduzione ad ambienti cabbalistici della formula I.A.O., si deve ricordare che il rapporto esistente fra essi e la casta sacerdotale giudaica non è equiparabile a quello esistente fra i circoli gnostici e il cattolicesimo. I primi rappresentano una scialuppa di salvataggio di illuminati in un oceano agitato da malevoli correnti perenni, i secondi i custodi della fiamma, di un movimento di redenzione universale momentaneamente cristallizzatosi in forme dogmatiche e sociali.

 

In estrema conclusione, nella pratica esoterica a due vasi: la vocale I comporta la vibrazione della ghiandola pineale, connessa all’anima presente in ogni uomo, seppur a livello embrionale. La vocale A pone in vibrazione il veicolo fisico, trasformandolo in un’enorme cassa di risonanza, che per simpatia andrà ad influenzare ogni centro dell’uomo. La O fa vibrare la zona legata al plesso solare, trasmutando l’acqua della vita fino a convertirla in energie cristiche che ascendono vittoriosamente fino al cervello, inseminandolo. Il mantra IAO, intonato dalla sacra coppia, permette il lavoro della spada e della coppa  (impersonati dal Dio Toth-Ibis) sulla pietra cubica.

 



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