La Missione del
Cristo
di Filippo Goti
I ntroduzione
Se ha tutto vi è
ragione, in
quanto è la
ragione che
giustifica il
tutto, quale è
la cagione della
mistione del
Cristo ?
Molteplici sono
le risposte
possibili a
questa domanda,
l'uomo di Chiesa
dirà che Gesù è
il figlio di
Dio, e che nella
sua successione
trova fondamento
la Chiesa degli
uomini, il
fedele
proclamerà che è
il Salvatore, il
Redentore, il
teologo sosterrà
che è grazie al
suo sacrificio
che l'uomo è
stato riammesso
nella piena
figliolanza
divina, alcuni
sincretisti
indicheranno
nella sua figura
colui che
governa la
Loggia Bianca,
altri ancora
professarono
Gesù come il
corrispettivo
mediteranno del
Buddha,
l'alchimista lo
vedrà come la
fase ultima
della Grande
Opera, infine
per lo gnostico
moderno sarà il
Maestro dei
Maestri.
Che magnifico
diamante, dalle
mille
sfaccettature,
risulta questo
enigma della
storia.
Arricchiamo
quindi il
mosaico, dai
molteplici
cangianti
colori, donando
al lettore la
visione gnostica
cristiana
attorno al
perchè della
missione del
Cristo,
attraverso
l'esaminare
l'ambiente
religioso e
iniziatico dove
è cresciuto e ha
professato il
suo credo, della
figura del
Cristo Gesù, del
suo apporto a
livello
tradizionale,
cercando infine
di trarre delle
conclusioni.
La religione
sacerdotale del
popolo giudeo
I vangeli ci
trasmettono
l'immagine di un
Gesù come uomo
di religione, un
rabbino, seppure
di un piccolo
centro, e quindi
in un qualche
modo elemento
integrale al
meccanismo
sacerdotale, ma
con tale
affermazione si
vuole in realtà
veicolare il
concetto che
Gesù non
apparteneva alla
fazione
predominante
all'interno
della classe
sacerdotale
giudea, ma ad
una setta
minoritaria, che
in quel periodo
abbondavano
nella società
giudea.
Ma qual'era la
realtà religiosa
del mondo giudeo
del tempo ?
L'attenta
lettura
dell'Antico
Testamento ci
permette di
definire la
religione degli
antichi ebrei,
come una forma
di monoteismo
relativizzato.
In quanto essi
non
disconoscevano
le divinità
degli altri
popoli, che poi
assumevano i
connotati di
demoni nel
momento in cui
entravano in
conflitto con le
popolazioni che
le adoravano, ma
bensì si
"limitavano" a
professarsi i
soli "ELETTI" di
JHWE, stabilendo
un rapporto di
esclusività fra
la divinità e il
popolo. Un
binomio teso a
legare in modo
indissolubile le
sorti della
comunità e della
divinità,
sancendo una
coincidenza
totale fra i
vari aspetti
della società
giudaica con
l'attenersi, o
il non
attenersi, alla
volontà del dio.
E' interessante
notare come una
precisa
componente dello
gnosticismo
storico ha avuto
come tratto
distintivo
l'identificazione
fra il dio degli
ebrei e il
demiurgo ( il
dio minore e
cieco ) proprio
a sancire quella
discontinuità
intrinseca tra
tale tradizione
religiosa, e il
messaggio
portato dallo
gnostico per
eccellenza: Gesù
in Cristo.
JHWE era, ed è,
un dio-totem, un
dio settario, in
prima istanza
all'interno
della stesso
popolo giudeo, e
quindi divinità
di una
particolare
comunità
all'interno
delle numerose
tribù ebraiche,
che poi
successivamente,
grazie al
lavorio di una
classe
sacerdotale, è
divenuta figura
esclusiva
dell'intera
nazione.
Ma come "nasce"
tale divinità, e
il culto
correlato ? E'
bene ricordare
che fino al VI
secolo a.c. gli
stessi giudei
erano adoratori
di altre
divinità:
Asherah (
manifestazione
maschile ),
Anath (
manifestazione
femminile ), che
assieme formano
la Suprema
Coppia, El e He,
i figli la
discendenza. Che
tanto ricordano
la teogonia
egizia, cultura
iniziatica dalle
radici
maggiormente
radicate
all'interno
della Tradizione
Universale e
Perenne.
Geova (Jehovah)
è un'antica
traslitterazione
di Yahvè,
acronimo delle
quattro
primitive
divinità, sopra
indicate. El ed
He si fusero
dando origine a
Geova, cioè al
principio
maschile, mentre
Anath ed Asherah
si fusero nella
Shekinah (
Indica la
costante
presenza divina
nella creazione,
e controparte
femminile,
interessante
notare come tale
termine è una
costante negli
scritti dei
cabalisti, quasi
a volere
ricollegarsi ad
una tradizione
occulta
precedente alla
religione
ufficiale ) o
Matronit, cui
era addirittura
dedicato il
Sancta Sanctorm
del tempio
salomonico.
Attorno al VI
sec. a.c la
Shekinah fu
riassorbita
all'interno di
Geova, al
principio
maschile, che
divenne quindi
Dio Unico.
La Santa
Trinità,
fondamentale
rappresentazione
ciclica della
manifestazione
creatrice divina
(Padre, Madre, e
Figlio ) viene
quindi
violentata, e
imprigionata
all'interno di
un'unica figura
dai caratteri
profondamente
patriarcali. La
Grazia, e
l'Equilibrio, la
Sensibilità e il
Sacrificio, la
Madre e il
Figlio, si
disperdono
disciolti nella
Forza, nella
Sapienza del
Padre, che non
più equilibrato
dalla Madre, e
non più superato
e rigenerato dal
Figlio.
Torvandosi così
padrone unico
dei destini
della
manifestazione,
e del popolo,
impedendo di
fatto qualsiasi
sviluppo,
essendo egli
stesso cerchio,
contenuto del
cerchio e
circonferenza
del cerchio
stesso: tutto si
ferma, e la
stasi è il
crepuscolo della
morte.
E' forse così
che la classe
sacerdotale e
dirigente di un
popolo errante,
schiavo, volle
riscattarlo per
mezzo di un
unico e
indiscutibile
Dio che lo
poneva al centro
dell'universo ?
Un Dio spoglio
della
possibilità di
essere Madre, e
di divenire
Figlio e quindi
di rigenerarsi,
e in prima e
ultima analisi
quindi statico,
teso alla
preservazione di
un eterno
presente ? Non è
forse Dio degli
eserciti
l'appellativo
che con maggiore
ricorrenza
identifica
Geova?
Se con Totem
andiamo ad
indicare
un'entità ultra,
sovra, o
extraumana, che
è simbolo
esclusivo di una
tribù, di una
comunità, di un
gruppo, ed è
delegata ad
essere confine
di permanenza
dei tratti
caratteristici
di tale gruppo,
allora Geova è
sicuramente un
Dio Totem, in
quanto così è
stato plasmato
dai suoi
sacerdoti, che
si contrappone
al Dio
Universale del
cristianesimo.
L'inclusione
della religione
giudaica nel
novero delle
religioni
Totemiche non è
arbitrario o
frutto di
pregiudizio, in
quanto Geova è
un dio esclusivo
e peculiare. E'
bene ricordare
che attraverso
l'aggettivo
derivato
"totemico" si
indica un
sistema sociale
basato sul
rapporto di
discendenza da
un antenato
comune (totem),
reale o
immaginario.
E non è forse il
Dio degli Ebrei
il Dio esclusivo
del popolo
ebraico ? E il
popolo ebraico
il popolo eletto
dal Dio
dell'Antico
Testamento ? Non
è forse quel
loro Dio, che
attraverso
proprie azioni,
e azioni del suo
popolo scelto,
che si scontra
contro altre
divinità ?
L'Antico
Testamento non
si nega
l'esistenza di
altre divinità,
ma solo uno è il
popolo eletto
dal Dio degli
eserciti, che
giuda il suo
popolo alla
ricerca dello
spazio vitale, a
discapito dello
spazio di altri
popoli.
Geova è il
fondamento su
cui tutti i
rapporti si sono
formati sia
all'interno, che
all'esterno
delle comunità,
egli è ordine e
principio,
attraverso cui
il popolo dei
giudei ha
lottato per
millenni per
mantenere la
propria
integrità
razziale,
culturale, e
spirituale,
fatto unico e
rilevante a
livello
antropologico,
dove un'istanza
religiosa, è
unico cemento di
un popolo senza
terra.
Come se questo
totem avesse la
funzione di
mantenere
intatta
l'esogamia,
difendendo così
il patrimonio
genetico,
psicologico,
culturale del
gruppo,
attraverso il
continuo
ripetersi del
tributo di
sangue, del
rito, e
dell'osservanza.
Il Dio
dell'Antico
testamento è il
Dio TOTEM dei
giudei. Il loro
Dio personale, e
non universale,
cresciuto e ben
pasciuto, al
solo scopo di
preservare quel
popolo, da ogni
influenza
esterna.
Se Freud
sostiene: "Senza
l'ipotesi di una
psiche
collettiva, di
una continuità
della vita
emotiva degli
uomini, che
permetta di
prescindere
dall'interruzione
degli atti
psichici, dovuti
alla
transitorietà
dell'esistenza
degli uomini
individuale, la
psicologia dei
popoli in
generale non
potrebbe
sussistere. Se i
processi
psichici di una
generazione non
si prolungassero
nella
generazione
successiva, ogni
generazione
dovrebbe
acquisire ex
novo il proprio
atteggiamento
verso
l'esistenza e
non vi sarebbe
in questo campo
nessun progresso
e in sostanza
nessuna
evoluzione (in
op.cit., vol.7,
pp.160-161)".
Parafrasandolo
possiamo dire:
E' quindi il Dio
Totem degli
Ebrei quel
catalizzatore
archetipale,
collettivo e
inconscio a cui
l'inconscio del
singolo si
conforma dando
continuità e
identità ad una
teoria
ininterrotta, se
non più
genetica,
psicologica.
Tale stato di
cose si era
dispiegato in
quella arida e
lontana terra, e
a tale stato di
cose era giunto
per porre
soluzione,
affinché il
fiume tornasse a
scorrere,
vincendo il
deserto, il
Cristo.
La Figura
Gnostica del
Cristo
A Gesù Cristo,
il ricercatore
della gnosi
indica il
Perfetto
Gnostico, come
Gesù in Cristo.
Tale differenza
è solamente
apparente, in
quanto nasconde
una verità
sostanziale,
sulla
contemporanea
duplicità della
natura, e quindi
delle qualità
della figura.
In natura vi è
Gesù e in
Spirito vi è il
Cristo. Come il
primo si è fatto
in carne, così
il secondo è
prima del tempo
degli uomini.
Come il primo è
caduco, e
transitorio come
le cose tutte di
questo mondo,
così il secondo
è imperituro e
non
corruttibile,
come lo sono
solamente i puri
pensieri
dell'Immanifesto.
Tale stato di
cose, tale
inalienabile
realtà, non ci
deve far
supporre che
essa sia propria
ed esclusiva di
tale somma
figura, ma è
presente in
ognuno di noi.
In quanto in
ogni uomo
alberga questa
duplicità frutto
del connubio fra
due poli
dualistici
apparenti.
Cristo è il nome
proprio,
l'identità della
particola
pneumatica che
arde
nell'intimo,
come Gesù è il
nome proprio del
transito terreno
che ha assunto
la forma
esteriore.
Ne discende che
la
crocifissione,
altro non è che
l'atto ultimo
attraverso cui
questo dualismo
dialettico,
viene ricomposto
nell'unicità
fecondante, che
essa sola
garantisce il
ritorno nel
Mondo
incorruttibile
che sovrasta sia
quello degli
uomini, che
delle idee da
cui gli uomini
traggono
ispirazione e
cagione stessa
del fare che gli
connatura.
Ma quale esempio
mai avrebbe
potuto essere
Gesù in Cristo,
se già alla
nascita fosse
stato un essere
unico, mai
conoscendo
quindi la
duplicità della
natura di questo
piano
manifestativo ?
Può mai essere
un esempio di
viatico verso la
perfezione,
visto che l'uomo
è perfettibile,
colui che già è
perfetto ?
Sicuramente no.
Ed è per questa
cagione che Gesù
in Cristo si
manifesta fra
gli uomini, come
figlio degli
uomini, e solo
successivamente
nella pienezza
del proprio
essere intimo
come figlio di
Dio.
E' infatti
l'uomo Gesù che
incontra l'Eone
Cristo in virtù
dell'esperienza
mistica del
battesimo nel
Giordano. Dove
la colomba,
simbolo di
Coscienza libera
e perfetta,
entra in lui:
acquisisce
quindi
consapevolezza
di Se, e si
manifesterà da
quel momento in
poi in modo
immediato, e non
più mediato,
attraverso il
corpo umano,
vivificando così
la carne:
redimendola. al
momento del
battesimo.
Questa è la
reale natura
dello Gnostico
Perfetto.
Il fiume, il
corso delle
acque, il
Sacerdote,
Giovanni
Battista, che
ufficia
l'iniziazione, e
conferisce il
sacramento di
ammissione
all'interno
della comunità.
Un'iniziazione
fisica, ma che
investe ciò che
più vi è di
sottile,
predisponendolo
alla venuta,
alla
manifestazione
del Cristo. Dopo
il miracolo
dell'acqua
tramutata in
vino, la prima
transunstazione,
ecco la seconda
dettata
dall'acqua di
fuoco che redime
la carne con la
venuta dello
Spirito.
Ma sia ben
chiaro che la
carne è si
redenta, ma non
è a sua volta
Spirito, in
quanto il
dolore,
l'angoscia, la
debolezza,
ancora si
manifesteranno,
come dazio
ineluttabile al
viatico, che è
testimonianza,
di estrema
congiunzione e
di sacrificio
che ancora
attende il
Perfetto. In
quanto non vi
sarebbe ragione,
ne utilità
alcuna, a
operare per il
bene degli
uomini,
attraverso
strumenti agli
uomini
inaccessibili ed
inconoscibili.
Se carne, acqua,
sangue, dolore,
parola, e
conoscenza è il
cibo degli
uomini, allora
di questi
ingredienti
necessariamente
deve essere
l'alimento
preparato da
colui che è
giunto per
nutrire il
popolo affamato.
Di ciò troviamo
ampia conferma
nei Vangeli
gnostici, dove
il dilemma fra
uomo e Dio, fra
ritorno e
dannazione, fra
questo mondo e
l'altro mondo,
viene riproposto
e rivisitato
continuamente,
attraverso largo
uso di simboli,
miti, allegorie,
che comunque
indicano
chiaramente
nella
ricomposizione
dell'unicità
perduta l'unico
viatico
possibile, per
sfuggire a
questa nostra
manifestazione.
Tale è la
simbologia
legata alla
camera nuziale
celeste, dove si
è vero che
femminile
rappresenta
l'anima, e il
maschile lo
Spirito, ma è
anche altresì
incontestabile
che la potenza
immaginifica di
quanto è celato
attorno e dentro
la parola del
Cristo,
attraverso la
voce dell'uomo
Gesù, è un
cantico di
fecondità e di
riunificazione
fra le due
componenti
scisse: in
quanto la
duplicità,
seppur
apparente, ma
qui sostanziale,
si ripercuote
poi in ogni
binomio maschile
e femminile, e
pertanto sempre
e comunque
necessità di
riunificazione.
Riunificazione
ultima che Gesù
in Cristo vive
durante la
passione e
morte, in virtù
della
crocifissione
sul Golgota (
Teschio-Cranio )
dove il massimo
dolore della
carne urlante,
se prima porta a
smarrimento e di
debolezza (
Matteo 27:46
Verso le tre,
Gesù gridò a
gran voce: «Elì,
Elì, lemà
sabactàni?», che
significa: «Dio
mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?».
), poi ne
determina lo
stesso
superamento, e
incontro
definitivo
nell'unicità
dello Spirito,
che lo riporta
nel Regno
divino.
Consentendo
attraverso il
sangue e l'acqua
che si riversano
dal costato (
fra plesso
solare e plesso
cardiaco ) di
rianimare la
terra tutta, e
di riammettere
colui che
conosce questo
mistero nella
figliolanza
divina.
La Tradizione
cristica
Ma quando Gesù
in Cristo, rompe
in modo palese
con la religione
e la sacralità,
così come
insegnate, e
custodite, dalla
classe
sacerdotale
predominante ?
Possiamo trovare
risposta di ciò
nei seguenti
passi,
commentati, del
vangelo di
Giovanni:
Giovanni 2:14
Trovò nel tempio
gente che
vendeva buoi,
pecore e
colombe, e i
cambiavalute
seduti al banco.
Il termine
Tempio si
riferisce
indubbiamente al
lugo dove è
custodito il
Sacro ( ciò che
è connesso alla
presenza della
divinità ), che
si contrappone
al profano ( ciò
che è estraneo
al sacro ).
Tempio deriva
dalla radice
"tem" che
significa
dividere, è
quindi nel tale
luogo che viene
separato ciò che
è puro da ciò
che non lo è. Ma
tale separazione
non è a cagione
del Tempio ma
insita nei
fenomeni di
questo mondo, è
anzi il Tempio
Terreste,
specula
dell'ordine e
della misura che
regolano il
divino, soglia
di accesso per
il mondo
superiore.
Giovanni ci
narra come Gesù
in Cristo trovi
il Tempio invaso
da commericanti
e trafficanti, e
mosso dall'ira e
dal disprezzo li
scaccia colpendo
con una frustra.
Lo Gnostico
Perfetto è
giunto fra noi
per farci dono
della
Tradizione, e
abbattere la
precedente
religione,
oramai corrosa
dal mercanteggio
fra le cose
sacre e profane.
I venditori, i
cambiamonete,
rappresentano i
sacerdoti della
vecchia parola,
oramai corrotti,
e incapaci di
amministrare il
Sacro, ed essere
così i giusti
interpreti del
Divino. Gli
animali venduti,
le monete
scambiate,
rappresentano il
degradare del
Sacro, la sua
corruzione e
profanizzazione,
verso elementi
esteriori, e
legati alle cose
di questo mondo.
Così sono i
sacerdoti, così
sono i fedeli,
così il Tempio
che ha perso la
sua capacità di
dividere, di
essere bastione
rivolto contro
le impurità. Chi
doveva
preservarlo, chi
doveva
discriminare fra
chi ammettere e
chi non
ammettere, è
così corrotto da
essere egli
stesso fonte di
corruzione,
alimentando in
tal modo la
catena della
contro
tradizione.
Giovanni 2:15
Fatta allora una
sferza di
cordicelle,
scacciò tutti
fuori del tempio
con le pecore e
i buoi; gettò a
terra il denaro
dei cambiavalute
e ne rovesciò i
banchi,
Gesù in Cristo
con delle
cordicelle
annodate, inizia
a sferzare i
mercanti,
scacciandoli dal
luogo sacro. Il
simbolismo della
frusta è
rappresentativo
del cappio e
dello scettro,
esprime quindi
il castigo che
deriva
dall'autorità
reale: e si è Re
per volontà
divina. La
frustra è arma
tipica di alcune
divinità
egiziane (
Egitto elemento
sempre presente
e ricorrente nel
viatico del
Cristo ) è
presente nel
culto di Zeus,
ma è anche
associata alla
flagellazione
nei riti di
fecondità. Gesù
incarna il Re
del Mondo, per
volontà del
Padre Divino, e
attraverso
l'autorità che
gli è conferita,
allontana e
castiga i
sacerdoti (
mercanti ) dal
Tempio, portando
la feconda
Tradizione.
Giovanni 2:16 e
ai venditori di
colombe disse:
«Portate via
queste cose e
non fate della
casa del Padre
mio un luogo di
mercato».
E' interessante
quest'ultimo
passo, in quanto
il simbolo della
colomba è
strettamente
legato, come già
visto in
precedenza,
all'immagine
dello Spirito
Santo, che
discende
nell'uomo,
riammettendolo
quindi alla
discendenza
divina. Il
definire da
parte del
Salvatore come
"cose" le
colombe sta ad
indicare
chiaramente la
loro perdita di
quella funzione
redentrice e
sacra, dettata
dall'incomprensione
della casta
sacerdotale del
vero significato
che si cela nel
simbolo e nel
rito. Non è
forse il sacro
che anima tutto
? E la defezione
del sacro non
porta forse al
profano, alla
qualunquizzazione,
alla perdita di
qualità di ogni
cosa ? E' il
contenuto che
plasma la forma,
che in sua
assenza altro
non sarebbe che
pelle di
serpente
abbandonata dopo
la muta, ai
raggi del
Sole.Giovanni
2:17 I
discepoli si
ricordarono che
sta scritto: Lo
zelo per la tua
casa mi divora.
La casa è il
Tempio
rappresentazione
simbolica e
rituale delle
leggi, dei pesi,
e delle misure
che regolano e
costituiscono,
allo tesso
tempo, il Cosmo,
ma anche la
soglia per
essere oltre al
Cosmo, e alla
sua ciclicità
temporale. Il
tendere al
Tempio, con
tutte le forze
fisiche, mentali
e animiche, fino
ad essere
consunti, è
riassumibile con
il termine AMORE
SACRO, e indica
sia la giusta
parossistica
tensione verso
il divino, sia
anche la via per
la realizzazione
divorare noi
stessi.Giovanni
2:18 Allora
i Giudei presero
la parola e gli
dissero: «Quale
segno ci mostri
per fare queste
cose?».
Il popolo che
non comprende,
perchè
ignorante, gli
atti del
Maestro, chiede
un segno della
sua autorità. Un
segno e non un
simbolo, in
quanto necessità
di una
rappresentazione
concreta e
convenzionale
della divina
autorità per cui
Gesù è
Re.Giovanni 2:19 Rispose
loro Gesù:
«Distruggete
questo tempio e
in tre giorni lo
farò risorgere».Giovanni
2:20 Gli
dissero allora i
Giudei: «Questo
tempio è stato
costruito in
quarantasei anni
e tu in tre
giorni lo farai
risorgere?».Giovanni
2:21 Ma
egli parlava del
tempio del suo
corpo.Giovanni
2:22 Quando
poi fu
risuscitato dai
morti, i suoi
discepoli si
ricordarono che
aveva detto
questo, e
credettero alla
Scrittura e alla
parola detta da
Gesù.
Ma è nel simbolo
e nel rito, e
non ne segno,
che la
Tradizione si
esprime agli
uomini, in
quanto è
necessario lo
sforzo che porti
alla completa
comunione: alla
Conoscenza che è
veicolo e forma
di redenzione.
La risposta di
Gesù risiede
nella richiesta
di distruzione
del vecchio
Tempio, e la
promessa di
riedificazione
in tre giorni. I
profani
rimangono
stupiti ed
increduli, non
comprendono come
sia possibile, e
il loro essere
prigionieri
delle
convenzioni di
questo mondo
contrappone, e
antepone, la
materia allo
Spirito, lo
scetticismo
profano alla
immaginazione
dell'iniziato.
L'edificazione
del tempio in
tre giorni, si
riferisce alla
costruzione del
Tempio Intimo:
lo stesso
iniziato. Questa
la nuova
tradizione: tu
uomo sarai
Tempio,
Sacerdote e Dio.
Gesù si
allontana,
lasciando il
vecchio tempio
fisico
abbandonato.Conclusioni:
Il fiume che
viene
dall'Egitto
Risulterebbe
sicuramente di
facile effetto
sostenere che
Gesù in Cristo,
sia il portatore
di una Nuova
Tradizione. Tale
considerazione è
relativamente
valida se
raffrontata alla
religione
giudaica, cosi'
come
interpretata e
vissuta dalla
classe
sacerdotale, ma
ovviamente non
puo' avere
valore di
definizione
assoluta, in
quanto il
termine nuovo
male si
accompagna alla
Tradizione che
se autentica è
in se Universale
e Perenne; e
come un fiume
carsico
attraversa tutta
la storia umana.
Non è
concepibile ne
invenzione ne
innovazione, ma
solamente
rivolgere il
cuore e
l'intelletto
verso il punto
dove il corso
del fiume non ha
subito ne
interruzione, ne
inquinamento,
cio' che
inevitabilmente
accade quando
l'uomo confonde
la propria
volontà con
quella divina.
Ed è quanto
sicuramente
accaduto nella
terra di
Palestina, dove
per sei secoli
una classe
sacerdotale ha
forgiato con
abilità una
divinità slegata
completamente
dalla trina
manifestazione,
che come in
basso, cosi' in
alto, è supremo
regolo del
movimento tutto.
Disconoscendo la
Madre, si è
sicuramente
tutto racchiuso
nel Padre,
mantenendo la
potenza, ma essa
è diventata
inespressa e
sterile, in
quanto il Figlio
non poteva più
annunciare, con
se stesso, il
nuovo ciclo. E'
utile osservare
come in tutti
gli scritti
gnostici, legati
al Nuovo
Testamento, la
Trinità è
ristabilita nel
suo giusto
trono, quasi
come a fare da
contraltare al
domino dispotico
del solo Padre,
cosi' come
rappresentato
dalla religione
sacerdotale
giudaica. Ecco
quindi nel Gesù
in Cristo, la
salvezza, la
redenzione, la
nuova novella
che
necessariamente
si incentra
nella figura del
figlio
circondato da
importanti
figure femminili
( la Madre
Maria, e la
Sposa Maddalena
), e da una
quasi assenza
della figura
paterna a
livello terreno,
quasi a
sottolineare con
maggiore
incisività il
vero raggio
della trinità a
cui si richiama,
e a compensare
il torto subito.
Non possiamo
esimerci dal
ricordare che il
vero Padre è già
in seme nel
figlio, e il
figlio è egli
stesso
testimonianza
della presenza
del Padre.
A ulteriore
sostegno di tale
ipotesi, sovente
nei vangeli,
anche nel brano
di Giovanni
sopra esaminato,
ci imbattiamo
nel numero tre,
che pare quasi
contrapporsi
all'eterna
monade o al 10,
tanto cari alla
tradizione
sacerdotale dei
giudei. Il
Tempio è stato
edificato in 46
anni ( 4+6=10),
e Gesù promette
di costruirlo in
tre giorni ( nel
fisico, nella
mente, e
nell'anima).
Come tre sono i
giorni della
resurrezione, e
ancora il tre
come somma
cabalistica del
numero degli
apostoli (12:
1+2= 3 ), e
infine come tre
è l'ora in cui
spira il corpo
fisico di Gesù:
nel tre moriamo
come uomini e
rinasciamo come
figli di Dio.
Il Tre è l'Uno (
Padre ) che si
specchia nella
propria
co-immagine il
pensiero ( La
Madre ), e
unendosi a lei
genera il figlio
( l'azione
sacra, il
veicolo sacro,
il solo in grado
di rappresentare
e conoscere il
Padre, essendo
frutto del
Padre, ma anche
essere distinto
dal Padre ).
Un rabbino, un
uomo di scienza
e conoscenza,
che predica,
dopo essere
stato ammesso,
tramite il
battesimo nella
comunità di
Giovanni
Battista,
un'importante
messaggio, dove
l'uomo
finalmente torna
ad essere
artefice del
proprio destino,
dove viene a lui
ridonata la
possibilità di
una scelta,
rendendolo
finalmente
arbitro del
proprio rapporto
con un Dio Trino
che gli era
stato
mistificato e
trafugato
all'interno di
un Tempio,
custodito da
sacerdoti tesi
alla
preservazione di
un potere, e
della forma
apparente di un
popolo. Difatto
tesi a creare
una diga lungo
lo scorrere del
fiume della
Tradizione,
senza accorgersi
che il Sole
avrebbe portato
all'evaporazione
di quanto
raccolto nel
bacino, e che
gli scarti
dell'uomo
sarebbero stati
causa di
inquinamento. Ma
ciò è stato
impedito da Gesù
in Cristo, che
ha devasto la
diga che ne
impediva i
deflusso
dell'acqua, ed
egli stesso è
stato canale di
diffusione,
assieme ai suoi
apostoli, verso
l'irrigazione di
nuovi campi, in
modo che la vita
della Tradizione
ancora potesse
generare
raccolti
abbondanti.
Questa è quindi
la cagione della
missione del
Cristo:
ristabilire una
continuità,
interrotta dalla
classe
sacerdotale del
suo tempo,
tradizionale
della Santa
Trinità, così
come incarnata
in ogni
autentica
cultura
iniziatica.
Resta adesso da
chiedersi questo
corso
tradizionale
dove affonda le
proprie radici,
quale
insegnamento è
stato snaturato
dalla classe
sacerdotale.
Leggiamo con
attenzione
questi passi del
Vangelo secondo
Matteo:
Matteo 2:13 Essi
erano appena
partiti, quando
un angelo del
Signore apparve
in sogno a
Giuseppe e gli
disse: «Alzati,
prendi con te il
bambino e sua
madre e fuggi in Egitto,
e resta là
finché non ti
avvertirò,
perché Erode sta
cercando il
bambino per
ucciderlo».
Matteo 2:14 Giuseppe,
destatosi, prese
con sé il
bambino e sua
madre nella
notte e fuggì in Egitto,
Matteo 2:15 dove
rimase fino alla
morte di Erode,
perché si
adempisse ciò
che era stato
detto dal
Signore per
mezzo del
profeta:Dall'Egitto ho
chiamato il mio
figlio.
E' certo che
Erode
rappresenti lo
strumento atto
ad impedire
l'enunciazione
del messaggio
cristico, uno
strumento di
quelle forze
antitradizionali,
che sempre
saranno di
ostacolo
all'apostolato
del Cristo e dei
sui discepoli,
incarnandosi
successivamente
in Pilato,
Giuda, il
Sinedrio, la
Folla, ecc... La
via indicata
dall'Angelo
conduce in
Egitto, luogo di
salvezza, di
protezione dalla
furia omicida di
Erode.
Non è forse in
Egitto che si
manifestò con
tutta la sua
violenza la
collera del Dio
Geova, contro
quel popolo che
in potenza,
cultura,
ricchezza,
sovrastava il
suo popolo
eletto ? Erano
forse schiavi i
giudei ? No,
erano liberi fra
il popolo
egizio, essi
rappresentavo
architetti,
operai
specializzati,
artigiani,
godevano di
case, di
conforti, che
spesso hanno
rimpianto nel
deserto. E molti
di loro
adoravano le
divinità feconde
e solari
dell'Egitto,
aperte ad ogni
popolo, ad ogni
uomo, e non
esclusive di
nessuno.
Osiride, Iside,
Horus, quanta
affinità in
questo fecondo
culto solare,
con il
messaggio, la
testimonianza di
Gesù in Cristo.
Se nel primo il
Sole regola la
vita degli
uomini e delle
divinità, e
attraverso Horus
il ciclo ha
nuovo inizio,
non sono forse
il vino e il
pane ( frutti
solari per
eccellenza ) a
rappresentare la
novella
cristiana ? Ecco
quindi la
continuità
dettata dalla
traslazione di
Horus in Cristo,
e di Geova in
Seth, elementi
che hanno nei
millenni sempre
cercato di
impedire il
regno del
Figlio.
In conclusione
estrema, è bene
ricordare come
il Maestro
Valentino, il
più fine fra i
pensatori e
iniziatori
gnostici, trae
le proprie mosse
da Alessandria
di Egitto: ecco
quindi il
cerchio
chiudendosi,
nuovamente
aprirsi, la dove
tutto era finito
in virtù
dell'ira di un
Dio Totem,
donandoci un Dio
Universale
dell'Amore e del
Sacrificio da
cui si genera la
nuova vita.
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