" Il serpente
era la più
astuta di tutte
le bestie
selvatiche fatte
dal Signore Dio.
Egli disse alla
donna: "E' vero
che Dio ha
detto: Non
dovete mangiare
di nessun albero
del giardino?".
Rispose la donna
al serpente:
"Dei frutti
degli alberi del
giardino noi
possiamo
mangiare, ma del
frutto
dell'albero che
sta in mezzo al
giardino Dio ha
detto: Non ne
dovete mangiare
e non lo dovete
toccare,
altrimenti
morirete". Ma il
serpente disse
alla donna: "Non
morirete
affatto! Anzi
... diventereste
come Dio,
conoscendo il
bene e il male".
Allora la donna
... prese del
suo frutto e ne
mangiò, poi ne
diede anche al
marito..."(Genesi
3,1-6)...Il
Signore Dio lo
scacciò dal
giardino di
Eden...Scacciò
l'uomo e pose ad
oriente del
giardino di Eden
i cherubini e la
fiamma della
spada
folgorante, per
custodire la via
all'albero della
vita. (Genesi
3,23-24)
1. Introduzione
Questi sono
alcuni passi del
Libro della
Genesi, a
perenne memoria
della causa
della caduta
dell'uomo, e
della sua,
conseguente,
perdita dello
stato divino.
Tale rapporto di
causa ed
effetto, è
mirabilmente
consegnato alla
memoria di noi
tutti attraverso
gli affreschi
della volta
della Cappella
Sistina, ad
opera di
Michelangelo, il
quale
rappresenta
congiuntamente
il Peccato
originale e la
cacciata di
Adamo ed Eva
dall'Eden,
simbolo di
divinità
preternaturale.
Mentre nel
racconto della
Genesi, questi
episodi sono
divisi,
Michelangelo ci
offre immediato
simbolo visivo
del perchè
dell'attuale
umana
condizione. Due
momenti, in cui
l'albero del
bene e del male
è impassibile
testimone, e il
serpente agente
dinamico. Un'Eva
che raccoglie
l'invito del
serpente, la più
astuta delle
creature, a
cibarsi e a far
cibare il suo
compagno, con il
frutto
dell'albero
proibito, e i
nostri
progenitori, in
fuga dall'Eden
ricurvi e
timorosi della
minaccia
rappresentata
dalla spada
dell'Arcangelo.
La riflessione
che porta al
dogma del
peccato
originale, nasce
dalla
constatazione
del male che ha
dimora nel
mondo, e che
nella sua
massima e
conclusiva
manifestazione
assume le
sembianze della
morte. "Si deus
est, unde
malum?" (se c'è
un Dio, da dove
viene il male?),
con queste
parole
Sant'Agostino si
interrogava in
merito al male.
2. Dottrina
Cattolica del
Peccato
Originale.
La Dottrina
della Chiesa
Cattolica
afferma che
nell'uomo vi è
la presenza di
un peccato
originale
innato, e che
esso è
indipendente
dalla volontà
dell'uomo. Ciò
significa che il
peccato
originale è una
qualità di ogni
uomo, e
rappresenta una
frattura, in se
insanabile, fra
lo stesso uomo e
la comunione con
Dio. Solo
attraverso il
battessimo, in
virtù di un
intervento
divino, il
Cristo, tale
divisione viene
sanata, ma non
per moto
esclusivo
dell'uomo.
Il documento
teologico della
Chiesa Cattolica
che riveste
maggiore
importanza
attorno alla
separazione fra
uomo e Dio, è il
"Decreto sul
peccato
originale",
emanato dal
Concilio di
Trento (1546).
Tale atto
stabilisce che
Adamo ed Eva, a
causa della
disubbidienza
verso la volontà
divina, hanno
perduto la loro
condizione
originaria di
divinità, e sono
stati per questo
espulsi
dall'Eden, e
condannati ad
una vita che
avrà come
conclusione la
morte. Il
peccato
originale è
innato, e lo è
in tutti gli
uomini, anche se
nati da genitori
cristiani,
solamente
attraverso il
battesimo, la
frattura viene
sanata e il
peccato orginale
rimesso.
Ovviamente il
Concilio di
Trento si
premunisce di
classificare
come mistero
della fede, o
eccezione,
l'immacolatezza
a tale marchio
da parte della
Vergine Maria.
Perchè esiste il
male ? Può Dio
essere la causa
stessa del male
? la dottrina
della Chiesa
Cattolica
risponde
negativametne a
questa domanda,
attribuendo
all'uomo adamo,
il primo uomo, e
alla sua
disubbidienza
verso Dio, la
cagione del
male. Male che
risulta essere
quindi, nelle
sue varie
manifestazioni,
frutto del
peccato
originale, che
come un seme è
stato dall'uomo
piantato nel
grembo del
mondo. Ancora il
peccato
originale è
stato la causa
dell'allontanamento
dell'uomo dalla
famiglia divina,
e come effetto
ha comportato la
perdita dei doni
preternaturali.
Sant'agostino ha
sostenuto che
l'uomo nasce
irrimediabilmente
corrotto, e che
solamente grazie
al sacrifico di
Gesù l'uomo si
redime
attraverso
l'immersione
nell'acqua
battesimale, con
tale asserzione
sant'agostino ha
introddo la
questione della
presestinazione,
cioè il disegno
divino,
imprescutabile,
che permette ad
alcuni uomini di
rientrare nella
figliolanza
divina, e ne
esclude altri.
3. Il Peccato
Originale e il
Calvinismo
Se la visione
del teologo
Sant'Agostino
può sembrare
marchiata da un
profondo
pessimismo di
natura
ontologica,
Calvino riesce
nell'improba
impresa di
condannare
ancora a più
densa
disperazione
l'uomo. L'uomo,
a causa del
peccato
originale, è
inconfutabilmente
uno strumento
del male, ed è
incapace di fare
il bene,
solamente per
mezzo del dono
della Grazia
divina, tale
innato stato di
cose può essere
cambiato. Quindi
ne consegue
l'assoluta
necessità
dell'uomo di
abbandonarsi
completamente
alla fede in un
Dio sovrano di
tutta l'agire
della vita
umana.La base
monolitica della
fede del
cristiano è
assicurata dalla
predestinazione,
in virtù della
quale si
raggiunge la
certezza della
salvezza poichè
la Grazia, è
assicurata
dall'elezione,
si è scelti già
prima di
nascere, la
quale non può
essere inficiata
da nessun
elemento. Segni
della grazia
sono una vita,
dell'eletto,
giusta e
fortunata, e la
volontà di
partecipazione
alla cena, unico
sacramento che
Calvino indica
oltre al
battesimo. La
chiesa
struttura, sotto
la guida di un
corpo di
ministri è vista
come una
necessità
finalizzata alla
preservazione
dell'insegnamento
della scrittura.
4. Il Peccato
Originale nello
Gnosticismo
E' utile
premessa
dichiarare che
il mito del
peccato
originale, nella
visione gnostica
non assume
l'importanza
riconosciuta
all'interno
della
speculazione
cattolica. Una
rilevanza tale,
quella
cattolica, da
giustificare con
esso la venuta
di Gesù Cristo,
il Salvatore.
Anzi è utile
osservare come
la dottrina del
peccato
originale, così
come sopra
espressa, di
fatto riconduce
il cristianesimo
cattolico
nell'alveo del
giudaismo.
Esssendo, tale
dottrina, il
vero fulcro che
necessariamente
giustifica il
cristianesimo
come
continuazione e
superamento del
giudaismo, e il
giudaismo come
radice del
cristianesimo:
Il Cristo è
giunto fra noi
per ricondurci
nella
figliolanza
divina.
Le scuole di
pensiero
gnostico, non
avendo nessun
pedaggio
culturale,
politico, e
religioso da
pagare verso il
giudaismo, hanno
più arditamente
spostato
l'attenzione
sulla caduta
adamitica nel
suo complesso, e
non
centralizzando,
in tale
drammatico
affresco, il
peccato in
quanto tale:
riconducendolo,
ad una sfera di
concausa, o di
effetto traslato
di altro dramma
precosmico.
Alla domanda del
perchè del
peccato in
questo mondo.
Gli gnostici,
radicalizzando
il problema,
sostengono che
tutto il mondo è
malvagio, ed
essendo il
creato frutto di
un potere
creativo, anche
esso deve essere
comunque
corrotto, e lo
può essere
solamente perchè
l'agente che
plasma il cosmo
è ignorante.
Ecco quindi il
mito del
Demiurgo, di un
dio minore,
cieco, malato e
folle, che da
vita alle cose
tutte, e
all'uomo stesso.
Un Demiurgo che
assume il nome
di Jaldabaoth,
dai lineamenti
stravolti,
frutto del mal
riposto amore
verso il Padre
da parte
dell'eone Sophia
( riconducendo
così il problema
all'interno del
Pleroma ).
Adamo, come la
creazione, è il
figlio del
ricordo di
Jaldabaoth, di
un mondo
superiore in cui
dimorava, quando
ancora era "in
parte Sophia".
E' infatti bene
sottolineare il
carattere
pneumatico degli
attori superiori
di questo
dramma, e come
Jaldabaoth,
rappresenti una
promanazione
pneumatica di
Sophia, come la
stessa lo è del
Padre del
Silenzio e
dell'Abisso.
Promanazioni,
che nel
susseguirsi, che
nel manifestarsi
le une dalle
altre,
invariabilmente
si corrompono,
perdendo
l'attinenza con
l'Origine non
manifesta.
Ma come
ricondurre tale
visione al mito
dell'Eden ?
L'Eden è la
riproposizione
parziale, del
Pleroma, dove
l'uomo è il
corrispettivo
dell'eone
superiore, come
il Demiurgo lo è
del Padre del
Silenzio e
dell'Abisso. Il
tutto assume
quindi le
sembianze di una
recita teatrale,
dove i
personaggi sono
parodie ed
epigoni, di
esseri dotati di
una integratà
pneumatica
superiore. Fino
a giungere alla
liberazione da
parte del
serpente, che
infrange il
sogno
crepuscolare, in
cui l'uomo è
illuso dagli
Arconti ( le
potenze
dominatrici di
questo piano
della
manifestazione
). Un completo
rovesciamento
dei ruoli,
attraverso
l'individuazione
nel Dio
dell'Antico
Testamento, di
Satana stesso, e
nel serpente il
principio di
riflessione.
Menzione merita
anche il ruolo
giocato dalla
figura del
Cristo nella
visione
gnostica. Che
rappresenta
un'entità
perfettamente
pneumatica non
confondibile con
Gesù di cui è
l'essere intimo
( o meglio la
cristificazione
di Gesù ).
Risulta quindi
estraneo al
marchio dal
peccato
originale,
ponendolo
automaticamente
nella
figliolanza
divina, e non
frutto del
corrotto e
malato mondo
umano, e
soggetto al
potere della
natura,
dell'ignornaza,
della materia:
del Signore di
questo mondo.
Possiamo vedere
in tale
rappresentazione
del Cristo
l'incarnazione,
nel mondo degli
uomini,
dell'Idea Pura
platonica, che è
il modello, il
ponte teso fra
questo mondo,
Eden compreso,
dove l'uomo è
prigioniero, e
il mondo divino.
5. Conclusioni
Abbiamo visto
come nella
teologia della
Chiesa Cattolica
il peccato
originale,
esprime l’innato
stato di tutti
gli esseri umani
dalla Caduta in
poi, ed è quindi
qualità
intrinseca
dell'essere
uomo. Tale
rottura fra il
Dio Creatore e
gli uomini, è
stata,
potenzialmente
sanata,
attraverso il
sacrificio di
Gesù Cristo, in
virtù della sua
morte in Croce.
Gesù nato da
donna, è, nel
simbolismo
cattolico,
rinnovato
viatico che
conduce i figli
degli uomini al
Padre Celeste.
Non mi
dilungherò nella
discussione su
come il dogma
del peccato
originale, così
forumulato dalla
Chiesa
Cattolica, di
fatto crea
l'esclusività
dell'essere
cristiano
"battezzato" (
iniziazione
fisica ) per
l'ammessione
alla
reintegrazione
nel Paradiso. E
neppure sul
valore "magico"
di fatto
riconosciuto
all'acqua
battesimale; che
in virtù delle
consacrazione
subisce la
transunstazione,
come l'ostia e
il vino, capace
di mutare
qualitativamente,
il battezzato a
posteriori. Ma
non è questa la
sede per tali
interessanti
approfondimenti,
mentre vorrei
concentrarmi sul
racconto
biblico.
Da esso emerge
chiaramente che
il peccato
originale fu una
disubbidienza di
Adamo e di Eva,
ad un precetto
divino, ma che
l'istigatore era
già presente
nell'Eden:
questo è il
serpente, la più
astuta delle
creature, e
quindi anche
dell'uomo
stesso, che già
dimorava in quel
creato di
perfezione.
Quindi alla
domanda di
Sant'Agostino
"Si deus est,
unde malum?",
non possiamo
rispondere come
Milton che il
bene e il male
sono stati
portati
dall'uomo nella
creazione. In
quanto essi, in
seme, erano già
espressi
all'interno
dell'Eden,
l'Eden stesso è
una creazione di
una potenza
superiore, alla
stessa stregua
di Adamo, Eva, e
il serpente.
Quindi la
cagione prima
del Peccato
Originale, è la
causa prima di
ogni cosa: Dio
stesso. Poco
importa l'atto
finale
dell'uomo, poco
importa
l'istigazione
del serpente (
che è agente
funzionale ad
una
rappresentazione
già scritta in
precedenza ),
poco importa
anche la
presenza o meno
di un Demiurgo.
Il dramma stesso
ha collocazione
precedente
all'Eden, in
quanto è
necessario
discirminare fra
causa ed
effetto. Come il
peccato
originale è
causa di caduta,
esso è effetto
della
disubbidienza
dell'uomo ad un
preciso volere,
che a sua volta
è effetto di due
concause
l'istigazione
del serpente, e
la curiosità di
Adamo ed Eva ( o
forse sarebbe
meglio dire la
loro
insoddisfazione
? ). Se tutto
ciò è vero
allora la causa
prima va
ricercata
altrove, e senza
mascherarci
dietro il libero
arbitrio
dell'uomo, che
in quanto tale è
stato dimostrato
solamente
nell'atto di
mangiare il
frutto proibito,
e che anzi così
sostenendo è si
caratterizzo
come la scelta
di disubbidire
alle regole
divine.
Per assurdo
possiamo
sostenere che
per un uomo che
si interroga sul
divino, il
peccato è la
causa necessaria
del massimo
bene: la
Conoscenza. In
quanto è
attraverso il
peccare, e la
riflessione che
ad esso
necessariamente
deve seguire,
che possiamo
riconoscere Dio.
Il peccato rompe
una struttura
statica,
cristallizzata,
determinando un
caos che
prevalentemente
porta i molti a
perdersi in una
spirale
discendente, ma
anche alcuni, in
grado di
riflettere, di
comprendere, di
analizzare, a
risalire verso
una condizione
spiritualmente
più elevata
della
precedente. Se
il peccare è il
contravvenire
alle regole
cosmiche o
divine, ogni
gnostico è un
Grande
Peccatore.
Pecchiamo quindi
contro natura,
disubbidento
agli agiti
psicologici e
biologici che ci
determinano. Un
peccare il
nostro che
quindi deve
essere non sul
non fare, o sul
fare, ma su come
e il perchè fare
o non fare.
Ne discende
quindi che ll
vero peccare è
la volontà umana
di testimoniare
l'uomo stesso,
in coformità
alle
regole/agiti
della
manifestazione
che a sua volta
è effetto di un
ordine
superiore, già
in se corrotto,
da cui
immancabilmente
ci allontaniamo
per ogni atto,
che non sia
preceduto da
consapevolezza
intima. L'uomo
percepisce la
capacità
creativa del
divino, e la
traduce nel
fare. Ma il
corrispondere
del fare umano,
al pensare
umano, e
all'essere
manifesto divino
è inficiato
dall'immagine
erronea che
l'uomo stesso ha
in realzione a
tutti gli altri
termini
dell'insieme in
oggetto, a cuasa
della mancanza
di una qualità
omnicomprensiva
della cognizione
umana. Da cui
discende
l'errare, il
peccare, la
difformità
volontaria o
meno al fulcro
Fondante della
manifestazione:
cacciando Adamo
ed Eva dal
paradiso
terrestre Dio
disse ad Eva "E
tu genererai tra
i tormenti". E
solo superati i
tormenti, l'uomo
potrà così
tendere al
divino perduto,
ma per ottenere
ciò è necessario
peccare contro
l'Ideale
Fondante
dell'attuale
manifestazione,
frutto commisto
di un incerto
ordine divino e
dell'umano
agire,
discendendo fino
nel cuore nero
di quel luogo
chiamato
Inferno,
comprendendo
così quanto
caduco e
illusorio è
questo nostro
mondo, oppure
perdendosi per
sempre.
"7)...la
materia sarà
distrutta,
oppure no? Il
Salvatore disse:
“ Tutte le
nature, tutte le
formazioni,
tutte le
creazioni
sussistono l’una
nell’altra e
l’una con
l’altra, e
saranno
nuovamente
dissolte nelle
proprie radici.
Poiché la natura
della materia si
dissolve
soltanto nelle
(radici) della
sua natura. Chi
ha orecchie da
intendere,
intenda ”. (
vangelo di Maria
)
Bibliografia
Il Peccato
Originale (
Antropologia
Cristiana )
Decreto sul
peccato
originale
(Concilio di
Trento 1546)
Genesi
Iside Svelata (
edizioni
Astrolabio )
La Gnosi e il
Mondo ( edizioni
Tea )
Gli Gnostici
(edizioni
Paoline )
Lo Gnosticismo (
edizioni Sei )
Il Vangelo di
Maria