Valentino, il
Filosofo
Gnostico
di Filippo Goti
La Vita
«Lo Spirito
indistruttibile
saluta gli
indistruttibili!
A voi svelo
segreti senza
nome,
ineffabili,
sopracelesti,
che non possono
essere compresi
né dalle
dominazioni, né
dalle potenze,
né dagli esseri
inferiori, o
dalla completa
mescolanza, ma
sono stati
rivelati solo
all'Ennoia
dell'Immutabile»
(Epiph., "Haer."
31, 5, 1 s.)
E' avvolta
nell'incertezza
la data nascita
di Valentino,
collocabile
sicuramente
prima del 135
anno in cui
abbiamo le prime
notizie sulla
sua opera di
divulgazione,
così come non è
sicura la sua
città natale.
Alcuni la
indicano in
Cartagine,
mentre altri
studiosi in
Phrebonis sul
delta del Nilo.
Sicuramente
sappiamo che si
recò ad
Alessandria
d'Egitto, dove
entrò in
contatto con il
cristianesimo e
la filosofia
neoplatonica. La
tradizione vuole
che in
Alessandria
studiò presso un
caposcuola
misterico
chiamato Teudas,
il quale
affermava di
essere diretto
discepolo di
Paolo di Tarso,
e di avere
appreso da
questi gli
insegnamenti
segreti del
Cristo. Questi
insegnamenti
esoterici o
iniziatici
compongono gli
scritti della
scuola
valentiniana,
come il famoso
Vangelo di
Filippo
attribuito allo
stesso
Valentino.
Prima della
venuta del
Cristo, non
c'era pane nel
mondo, così come
nel paradiso, il
luogo dov'era
Adamo. C'erano
molti alberi per
il nutrimento
degli animali,
ma non c'era
frumento per il
nutrimento
dell'uomo.
L'uomo si
nutriva come gli
animali, ma
quando venne
Cristo, L'Uomo
perfetto, portò
il pane dal
cielo affinché
l'uomo potesse
nutrirsi con un
cibo da uomo.
(dal Vangelo di
Filippo)
Alessandria
d'Egitto
rappresentava in
quel periodo
storico la città
culturalmente
più feconda del
vasto impero
romano, dove si
incontravano la
filosofia greca,
i culti
misterici, e le
religioni
tradizionali,
dando corpo e
voce ad arditi
scambi
culturali, a
feconde
commistioni, e a
confronti fra
gli aderenti
delle diverse
scuole. Quando
parliamo di
cristianesimo,
dobbiamo
ricordarci che
questo non ebbe
la propria
origine a Roma o
ad Atene, ma
bensì nel Nord
Africa ed in
Medioriente,
fiorendo non
solo in un
crocevia di
civiltà ma anche
di culture, ed
in un periodo
storico dove
l'uomo
dell'impero che
già era oggetto
dell'inquietudine
di un futuro
incerto.
Di questo
fermento
Valentino è
sicuramente
figlio, e nel
crogiuolo di
Alessandria
unisce un
pensiero
filosofico
tipicamente
ellenico, con i
miti, le
immagini del
cristianesimo.
Dando a
quest'ultimo non
solo una nuova
prospettiva, ma
anche imponendo
la riflessione
attorno agli
elementi
costitutivi
dello stesso.
Inevitabilmente
gli avversari di
Valentino, per
confutarlo,
finiranno per
aprire il
proprio campo ad
idee e concetti,
fino a quel
momento a loro
estranei.
Possiamo e
dobbiamo
interrogarci
quindi se il
cristianesimo, o
cosa intendiamo
con tale
termine, ha
avuto un'origine
eterogenea,
oppure se non è
il nome o
etichetta con
cui noi andiamo
a delimitare un
fenomeno di cui
non comprendiamo
esattamente la
genesi e gli
sviluppi.
L'attività di
Valentino non ha
termine ad
Alessandria.
Terminati i suoi
studi, Valentino
diviene egli
stesso teologo e
predicatore
fondando una
propria scuola,
per poi
trasferirsi
attorno al 140
d.c. nel cuore
pulsante
dell'impero: a
Roma. Nella
città eterna
assume il ruolo
di diacono sotto
Papa Igino, a
dimostrazione
dell'estrema
flessibilità
dottrinale della
Chiesa dei primi
tempi, e della
benevolenza di
certi ambienti
nei confronti
della filosofia
greca e dei
misteri egizi.
Non va
dimenticato come
nella Roma
imperiale
convivessero le
divinità di ogni
popolo
assoggettato, ed
è quindi lecito
affermare che
tale
predisposizione
al confronto
poteva in
qualche modo
essere presente
anche nelle
sfere religiose
cristiane.
Quello che è
certo è che
Valentino inizia
ad assumere un
ruolo sempre più
rilevante
all'interno
delle comunità
romana
cristiana. La
tradizione vuole
che Valentino
ebbe a
concorrere come
Vescovo di Roma,
a quel tempo era
la stessa
comunità dei
fedeli che
disegnava il
Vescovo, e che a
causa della
mancata elezione
abbandonò la
Chiesa per
intraprendere
decisamente il
sentiero dello
gnosticismo. Con
tutta
probabilità, non
essendo a quel
tempo netto e
marcato il
confine che
separava
l'eresia
dall'ortodossia,
in quanto veniva
tracciato dagli
orientamenti
prevalenti della
fazione
vincente,
Valentino fu
semplicemente
emarginato, e
allontanato da
Roma dai suoi
avversari.
Secondo
Tertulliano la
prima scomunica
che colpì
Valentino risale
al 143 da parte
di Papa Pio I, a
cui altre ne
seguiranno, pare
addirittura una
post mortem nel
175. Sappiamo
che attorno al
160 d.c.
Valentino lascia
Roma, per
stabilirsi
definitivamente
a Cipro
circondato dai
suoi allievi
fino al 165 d.c
(secondo altri
il 180 d.c.)
anno della sua
ipotetica morte.
Il Pensiero di
Valentino
Vedremo adesso
alcuni degli
elementi
principali della
scuola
valentiniana.
«In verità il
Tutto era alla
ricerca di Colui
dal quale essi
provenivano. Ma
il Tutto era in
Lui, quell'Uno
Incomprensibile,
Inconcepibile,
che è superiore
ad ogni
pensiero» (E. V.
17, 4-9).
Esiste il
Pleroma, un
mondo
spirituale, che
si dispone
attorno al
Progenitore.
Questi è la
radice
spirituale di
ogni cosa, ed
attorno a lui
esistono gli
Eoni, degli
esseri
spirituali. Il
Progenitore,
eguale ed
immutabile a se
stesso, genera
un unica volta,
e il frutto di
questa
generazione è
l'Unigenito
Nous, la Mente.
A sua volta
questa
generazione
determina la
creazione di
altri esseri
spirituali, ma
di gradazione
inferiore alla
prima, in quanto
solamente il
Nous è della
stessa sostanza
della radice
prima, e conosce
il Progenitore,
che rimane
avvolto nel
mistero per
tutti gli altri
Eoni.
«Era un grande
prodigio che
essi fossero nel
Padre senza
conoscerlo» (E.
V. 22, 27 s.)
Gli Eoni
desiderano
conoscere la
radice
spirituale di
tutte le cose, e
questo imponeva
un movimento di
conoscenza, che
desumo dalla
speculazione
valentiniana
doveva essere
progressiva, e
frutto della
composizione o
ricomposizione
delle parti
scisse essendo
gli eoni
organizzati a
coppie, e
gerarchicamente
disposti. Uno
degli Eoni
periferici, la
Sophia arsa da
questo desidero
di conoscenza
decide di
percorrere non
tanto una via
progressiva e
reintegrativa,
quanto piuttosto
di gettarsi
direttamente nel
cuore del
Pleroma. Questo
tentativo viene
arrestato, la
Sophia è
respinta, e il
suo preciptare
oltre il
limitare del
Pleroma, da vita
così al mondo
inferiore.
Questo mondo non
è frutto
dell'Amore e
della
Conoscenza, come
il mondo del
Pleroma, ma
dell'ignoranza e
del desiderio.
Rivelandosi
quindi essere
una copia
tremula ed
imperfetta del
primo, dove gli
spiriti degli
uomini sono
imprigionati nei
corpi e nelle
anime, e il loro
anelito di
ritorno al
Pleroma si
infrange attorno
allo natura di
opposizione
delle cose.
Il desidero
della Sophia si
cristallizza e
viene espulso
dalla stessa
Sophia,
prendendo la
forma del
Demiurgo, il
creatore del
mondo inferiore.
Il Demiurgo è
identificato da
Valentino, così
come da altri
gnostrici, nel
Dio del Vecchio
Testamento, ed
egli crea ed
organizza la
creazione
inferiore in
funzione del
ricordo
ereditato dalla
madre del mondo
superiore.
Quanto ci viene
presentato è una
creazione frutto
di una serie di
emanazioni
superiori ed
inferiori, dove
le prime sono
frutto del Logos
divino, le
seconde a causa
dell'Errore
della Sophia. Un
sistema che non
assume i tratti
di un netto e
radicale
dualismo fra il
mondo dello
Spirito e della
Materia, in
quanto è
completamente
assente un
principio
ontologico del
male o
dell'ignoranza.
Siamo invece
alla presenza di
un tentativo di
ricondurre la
frattura, la
scissione, ad un
movimento
completamente
interno al
Pleroma, e
dettato da
un'istanza di
conoscenza da
parte di un
Eone, la Sophia,
arso dal
desiderio di
ricongiungersi
alla radice di
tutte le cose.
Nella visione di
Valentino il
mondo degli
uomini è
tripartito in
funzione di
qualità
spiritale.
Questa qualità
spirituale è la
conoscenza,
unico elemento
di salvezza.
Ecco quindi gli
uomini divisi in
Ilici
(completamente
materiali, ed
esclusi da ogni
salvezza),
Psichici
(ignorano un
mondo spirituale
superiore a
quello creato
dal Demiurgo) e
Penumatici (gli
Gnostici,
consapevoli
dell'esistenza
del Pleroma).
Gli Ilici
torneranno alla
terra che gli ha
generati, gli
Psichici alla
morte potranno
accedere al
paradisio del
Demiurgo, e i
Pneumatici
prenderanno
posto
all'interno del
Pleroma stesso.
L'antropologia
valentiniana ha
come
discriminante
una conoscenza
non solo
salvifica, ma
antica e
precedente alla
creazione di
questo mondo.
Una conoscenza
che non è tanto
un costrutto
intellettuale,
ma bensì
contenuto, ed
elemento
costitutivo
degli uomini.
I valentiniani
si definivano
cristiani, e
come tali
partecipavano
alle cerimonie e
funzioni
religiose. Al
termine delle
stesse si
riunivano fra
loro, per
commentare in
chiave
allegorica e
simbolica gli
insegnamenti del
Cristo. Il quale
assume
caratteristica
di
Eone che giunge
sulla terra per
portare agli
uomini la
conoscenza del
mondo superiore
a quello
demiurgico. Come
ogni essere
spirituale esso
non è formato di
carne, e quindi
non può subire i
tormenti della
crocefissione, e
neppure è
composto di
anima e mente, e
quindi non può
subire le
passioni di
questo mondo. Il
Cristo di
Valentino non
soffre in croce,
non viene
ingannato, ma
anzi inganna i
signori di
questo mondo,
illudendoli di
subire le loro
torture e
vessazioni. E'
questo il
docetismo, cioè
negazione della
realtà carnale
del Cristo.
Quanto è
superiore e
spirituale, non
può subire gli
effetti di
quanto è
inferiore e
carnale.
«Ogni giorno
ciascuno di loro
inventa qualche
cosa di nuovo, e
nessuno è
considerato
perfetto se non
è produttivo in
tal senso» (I,
18, 5)
La scuola
valentiniana si
caratterizza
come una fucina
di maestri
gnostici, fra
cui Tolomeo e
Marco, che una
volta lasciato
l'insegnamento
del maestro a
loro volta
apriranno altre
scuole
all'interno dei
confini
dell'impero
romano. Ciò ha
portato a
conoscere il
pensiero di
Valentino, non
tanto attraverso
i suoi scritti,
di cui peraltro
siamo carenti,
quanto piuttosto
quelli dei suoi
allievi di
seconda
generazione.
Tale prolificità
dimostra come il
rapporto che
sussisteva
all'interno di
questo
particolare
ambito, era più
simile ad una
scuola
filosofica
greca, piuttosto
che a quello di
una comunità
religiosa. Dove
una volta che
l'allievo
raggiungeva la
maturità
intellettuale,
poteva sentirsi
libero a sua
volta di tenere
rapporti ed
insegnare al di
fuori dei
confini
tracciati dal
suo formatore.
Sono attribuiti
a Valentino i
seguenti
scritti:
Vangelo della
Verità,
Preghiera
dell'apostolo
Paolo, Trattato
sulla
resurrezione,
Trattato
tripartito,
Vangelo secondo
Filippo.
Volendo
riassumere il
pensiero di
Valentino in
poche righe,
possiamo
sicuramente
affermare che la
Conoscenza
assume valore
centrale. Essa è
forma e veicolo
di salvezza, in
quanto è
attraverso la
Conoscenza che
l'uomo
pneumatico si
salva dalle cose
di questo mondo,
in quanto essa
opera una
trasformazione
nello stesso
rendendolo
assolutamente
altro rispetto
al mondo
inferiore. La
conoscenza del
mondo Superiore,
è per Valentino
profonda, e come
tale deve essere
ricercata
all'interno
dell'uomo
stesso. Questo è
per Valentino
l'Uomo
Interiore, lo
gnostico, che
guarda alla
sostanza delle
cose, e non si
fa ingannare dai
loro aspetti
esteriori.
L'ardita catena
di Eoni,
ipostasi e
creazioni, deve
essere letta non
tanto come un
sistema
mitologico,
quanto alla luce
del primo
generato il
Nous-Mente. Il
Progenitore
compie un atto
di autocoscienza
e genera la
Mente, che a sua
volta le varie
coppie di Eoni,
che possono
essere viste
come singoli
pensieri-qualità
della mente
stessa. Dando
così vita ad un
sistema per cui
è la conoscenza
di se, la sua
degenerazione, o
reintegrazione,
che determina
ogni creazione.
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