«In verità
vi dico: non
passerà questa
generazione
finché tutto ciò
sia avvenuto» (Vangelo
di Luca 21,32),
Era prossimo il
Regno dei
Cieli?!
L'interpretazione
letterale del
passo del
Vangelo di Luca,
che riporta un
dialogo fra Gesù
e i discepoli,
pare affermarlo.
Già la
generazione
delle persone
che avevano
conosciuto Gesù,
e che rette si
fossero
mantenute nei
suoi
insegnamenti
morali avrebbero
conosciuto il
Regno dei Cieli.
Accadde ciò ?!
No. Non è
accaduto allora,
e non è accaduto
ancora oggi.
Tale evidenza
comporta, oggi
come ieri, una
serie di
riflessioni
attorno alla
veridicità
letterale dei
passi
evangelici, non
per ultima la
resurrezione. La
vittoria sulla
morte è il
fondamento della
fede
cristiana-cattolica;
il dubbio
attorno alla
seconda venuta
di Gesù, nei
tempi indicati
dagli apostoli,
apre una serie
di interrogativi
attorno alla
stessa struttura
del messaggio
evangelico, dei
precetti morali
e della
prospettiva che
esso offre. Lo
gnostico
Basilide già nel
primo secolo
dopo cristo,
prende atto del
fallimento della
narrazione
evangelica; e
proponendo una
lettura
allegorica della
passione sul
Golgota,
fornisce, per
primo, un'altra
visione
alternativa
della vita,
della passione e
della morte di
Gesù. Per
Basilide Gesù
Cristo è
realmente il
Figlio di Dio, a
differenza ad
esempio di
quanto avanzato
da Simone di
Samaria e da
altri gnostici,
ma non è Gesù
ceh muore in
croce, bensì la
sua esteriorità
carnale,
l'involucro
fisico o
sostitutivo.
Onde per cui i
supplizianti
ebrei e romani,
e i nazareni,
furono ingannati
da questa
esteriorità, era
infatti
inconcepibile
per Basilide che
il figlio del
Vero Dio, che
l'inviato
terreno
dell'Ineffabile,
potesse
sottomettersi
alle leggi di
coloro che era
venuto per
rettificare. I
carnefici (ebrei
e romani) che
detengono il
potere religioso
e politico, il
popolo
plaudente, non
rappresentano
forse coloro che
ricercano nella
lettera, nella
forma
enunciativa una
verità di per se
stessa avvolta
nelle spire
della
manifestazione ?
I Padri della
Chiesa tesero a
confutare questa
Cristologia
allegoria, fra
questi si
distinse Ireneo
che ebbe a dire,
come secondo
Basilide Simone
di Cirene, che
era stato
costretto ad
aiutare Gesù a
portare la
croce, fu
crocefisso in
sua vece, mentre
il secondo
prendeva
tranquillamente
le sembianze del
primo.
Alcuni studiosi
come Mead hanno
sollevato seri
dubbi attorno a
quanto riporta
Ireneo in merito
alla
crocifissione di
Gesù in chiave
basilidiana. Del
resto quanto
desideriamo
evidenziare è la
nascita del
docetismo (Gesù
versus Cristo)
già nei primi
decenni dell'era
"cristiana".
Tesi questi
supportata anche
dall'Apocalisse
di Pietro, che
parla di un Gesù
Vivente
sorridente
seduto su di un
Albero (della
vita), in
contrapposizione
con la parte
carnale messa in
croce.
Basilide insiste
su di una realtà
trinaria: il
corpo fisico,
l'anima, e la
scintilla
spirituale. Un
tema
tradizionale che
sarà poi
successivamente
ripreso da molte
tradizioni
esoteriche o
iniziatiche,
dimostrandosi
anche in questo
precursore.
Vorrei offrire
una riflessione
attorno alla
scena della
morte di Gesù,
descritta da
Basilide. Non
può esser essa
stessa
l'allegoria,
dell'allegoria ?
Dove ancor di
più viene messa
in risalto
l'assurdità di
una letteralità
dei vangeli ?
La pretesa di
una lettura non
allegorica, la
condanna dello
gnosticismo, il
fallimento del
cattolicesimo
sono tre temi
fra loro
intimamente
legati: nodi di
difficile
risoluzione per
molti, che si
preferisce
lasciare nel
dimenticatoio.
La condanna che
venne mossa allo
gnosticismo ,
che rappresenta
l'autentico
rivitalizzatore
del pensiero
platonico,
aristotelico e
pitagorico in
chiave
"cristiana", da
parte dei "Padri
della Chiesa" fu
quello
dell'errore
intrinseco ad
una lettura
"allegorica" dei
vangeli. A tale
lettura si
contrapponeva
quella
"letterale".
Drammaticamente
però la lettura
allegorica, la
ricerca del
simbolo e del
contesto
filosofico, dei
vangeli è
l'unica che
permette di
mantenerne
l'autorità.
Un'autorità non
tanto in chiave
morale e
sociale, bensì
in chiave
sapienziale.
Come ben
sappiamo, o si
dovrebbe sapere,
il cattolicesimo
si regge sulla
promessa della
seconda venuta
di Gesù, e sulla
promessa della
resurrezione
della carne.
Diamo di seguito
lettura dei
passi sinottici
dove ciò viene
rappresentato:
Matteo 24:32 Dal
fico poi
imparate la
parabola: quando
ormai il suo
ramo
diventa tenero e
spuntano le
foglie, sapete
che l'estate è
vicina.
Matteo 24:33
Così anche voi,
quando vedrete
tutte queste
cose, sappiate
che
Egli è proprio
alle porte.
Matteo 24:34 In
verità vi dico:
non passerà
questa
generazione
prima che
tutto questo
accada.
Matteo 24:35 Il
cielo e la terra
passeranno, ma
le mie parole
non
passeranno.
Marco 13:30 In
verità vi dico:
non passerà
questa
generazione
prima che
tutte queste
cose siano
avvenute.
Luca 21:32 In
verità vi dico:
non passerà
questa
generazione
finché tutto
ciò sia
avvenuto.
Il fallimento
della dimensione
"letterale" dei
vangeli è
testimoniato
dall'evidente
constatazione
che nella
generazione
immediatamente
successiva a
quella di Gesù,
egli non è
TORNATO.
Trasferendo nel
cattolicesimo
quella nevrosi
messianica
(seppur mitigata
proprio
dall'inclusione
di temi
gnostici) tipica
dell'ebraismo.
Tale evidente
constatazione
non sfugge a
Basilide, che la
rilegge in modo
allegorico
(utilizzando
come leva
filosofica la
prima lettera ai
Corinzi di San
Paolo), portando
ad escludere la
vittoria sulla
morte del corpo
così come era
intesa. Ponendo
in discussione
la stessa
interpretazione
del mistero
della Croce: il
quale non era
più il sigillo
sulla morte
della carne; ma
quello della
liberazione
dello Spirito.
Del resto può
essere
sottoposto al
giogo della
carnalità, lo
Spirito che
proviene da un
piano
dell'Essere ad
essa sicuramente
superiore?
Ecco quindi in
Basilide
(contestato dal
mastino Ireneo)
la
trasfigurazione
del Vangelo in
una "metafisica
dello Spirito";
in un'attenta
riflessione
sull'autentica
tradizione
cristiana che
evidentemente
non poteva e non
doveva essere
ridotta alla
resurrezione
della carne.
In quanto la
carne non era
risorta così
come professato
generazione
successiva.